Categorie: Mercato

Il futuro dell’arte? È in Islanda

di - 31 Maggio 2016
Dimenticate le spiagge di Miami, i grattacieli di New York, le romantiche piogge londinesi o la sofisticata Parigi, la prossima meta per gli art lovers sarà la fredda ma affascinante Reykjavík. Mentre centro della città diventa sempre più dinamico e la sua arteria principale si popola di grandi negozi di lusso, fanno capolino anche alcune gallerie d’arte contemporanea. Quasi storica ormai la Galleria I8, uno dei luoghi più ambiziosi della Capitale, che ha presentato artisti del nord diventati famosissimi come Olafur Eliasson, o artisti stranieri mid career del calibro di Ernesto Neto o artisti americani storici come Roni Horn e Lawrence Weiner, e che rappresenta artisti islandesi come Kristján Gudmundsson o Ragnar Kjartansson. Proprio quest’ultimo è uno dei protagonisti dello spazio gestito da artisti nato nel 2003, Kling & Bang, diventato poi uno degli spazi indipendenti più interessanti d’Europa. Týsgallerí è stata una delle ultime ad aprire in città, focalizzandosi su artisti contemporanei locali, sforna una mostra ogni 4 settimane. L’ultima arrivata è l’ambiziosa BERG Contemporary, che apre con un ricco programma internazionale ed una fiducia sconfinata per la città che la ospita. La scorsa settimana la galleria ha aperto la sua seconda mostra, dedicata ai dipinti di Hulda Stefánsdóttir, durante il lancio del Reykjavík Arts Festival, il momento migliore dell’anno per avere un’idea di dove va la scena artistica in città. Insieme a quelle già citate, alla Hverfisgallerí e a Tveir Hrafnar listhús, BERG è una delle poche gallerie commerciali, che lavorano insieme per far crescere nei potenziali clienti locali il gusto del collezionare, come una forma di investimento prima di tutto culturale, puntando su artisti giovanissimi che sperimentano diversi linguaggi. Non c’è competizione, tutti concorrono alla nascita di un sistema dell’arte made in Islanda. In attesa di Art Basel Reykjavík o Frieze Reykjavík. (Roberta Pucci)

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