Courtesy of India Art Fair
Prosegue la maratona delle fiere in giro per il globo. Ora è il turno di India Art Fair, che apre le porte al pubblico per la sua 16esima edizione dal 6 al 9 febbraio, sotto la guida della direttrice Jaya Asokan. 120 espositori (di cui 26 new entries) tutti concentrati al NSIC Exhibition Grounds di New Delhi – è la più grande edizione di sempre! – che presentano arte contemporanea e moderna, installazioni su larga scala, realtà emergenti e consolidate insieme, poi ancora conferenze con leader globali, workshop, il focus fisso al contempo sull’Asia Meridionale e sul mondo. «Questo sforzo collaborativo», rivelano dalla fiera, «promuove l’impegno sia nazionale che internazionale con la storia e lo sviluppo culturale della regione in modi innovativi. Ci impegniamo a supportare l’istruzione artistica e lo sviluppo professionale, riconoscendo la necessità cruciale di supportare la crescita della scena artistica locale». Glocal, globale e locale insieme.
Ecco le primissime anteprime, in attesa dell’apertura ufficiale. Provengono da tutto il mondo le gallerie in scena alla nuova edizione. Presenti all’appello alcuni giganti dell’art-system internazionale, come David Zwirner e Lisson Gallery. E non mancano ovviamente le gallerie indiane, come Demuro Das, Delhi Crafts Council, Gallerie Geek Art, Galleryske, Gunjan Gupta, Gallery Espace. E c’è anche l’italiana Galleria Continua, con le sue sedi sparse per il globo, da San Gimignano a Roma, da San Paolo a Parigi, fino a Dubai. A New Delhi espone tra gli altri il fotografo giapponese Hiroshi Sugimot, celebre per le sue malinconiche fotografie in bianco e nero. Mentre l’Italian Embassy Cultural Centre di New Delhi porta in fiera la serie Foreigners Everywhere / Stranieri Ovunque (2004-2024) di Claire Fontaine (il nome del duo italiano-britannico Fulvia Carnevale e James Thornhill) come progetto all’aperto fuori dall’auditorium dell’IAF 2025. Il titolo non è nuovo, è lo stesso della Biennale Arte 2024, Foreigners Everywhere; ed è proprio di Fontaine l’opera esposta a Venezia lo scorso anno, le scritte al neon davanti all’ingresso del Padiglione Italia.
Non finisce qui. Torna anche quest’anno a New Delhi la sezione Focus, con una nuovissima serie di presentazioni personali di artisti contemporanei che sfidano i confini. Qui la Threshold Art Gallery presenta lavori dell’artista Anindita Bhattacharya, che trae ispirazione dalle tradizioni delle miniature moghul e persiane, mescolando motivi intricati con metafore di violenza per creare immagini che appaiono allo stesso tempo belle e minacciose. Sempre tra i protagonisti di Focus, la KYNKYNY Art Gallery punta i riflettori sulle sculture di Sandilya Theuerkauf, la cui pratica artistica nasce da un profondo impegno con la natura. Il suo ultimo corpus di opere trasforma corteccia, rami e spine caduti, elementi spesso liquidati come meri detriti, in intricate forme scultoree che confondono il confine tra l’organico e l’immaginario. Ancora un’anticipazione, in tema di solo show: la galleria Dhi Contemporary presenta nel 2025 i lavori di Arjun Das, che si addentra nelle vite dei lavoratori migranti di Calcutta, ritraendo le loro lotte e aspirazioni attraverso la sua arte e utilizzando materiali come legno, metallo, pietra, carbone e asfalto.
Per finire in bellezza, una selezione variegata di performance da segnare in agenda, nei giorni della kermesse. Come Wiping Out, dove l’artista Karoline Schreiber, con una scopa, spazza via specie animali estinte, riflettendo sull’influenza distruttiva degli esseri umani sulla biodiversità del nostro pianeta. «In quanto essere umano», spiegano dalla fiera, «Schreiber si considera in parte responsabile della scomparsa silenziosa degli animali attraverso il suo comportamento e contro la sua volontà». Così con la performance Earth Under Our Feet, ispirata dai simboli delle spirali e dei mandala, e dai concetti di impermanenza e natura transitoria delle nostre vite, l’artista Ashwini Bhat crea un’installazione effimera utilizzando argilla cruda, modellata attraverso la partecipazione del pubblico per riflettere la nostra interconnessione. «Attraverso l’immersione e il movimento, questo progetto invita gli spettatori a osservare le loro relazioni intricate con gli altri e il terreno stesso su cui si trovano». Inizia la fiera.
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