Courtesy of Finarte
I pregiati Borgogna Domaine de la Romanée – Conti, i Premier Grand Cru Classé di Bordeaux – Château d’Yquem, Château Latour, Château Margaux, Château Haut Brion, Château Mouton Rothschild e Lafite Rothschild. Ma anche gli italiani Sassicaia, Ornellaia, o il californiano Screaming Eagle, per non parlare poi degli ambrati scozzesi Macallan e Glenfiddich. Tutte etichette che evocano eccellenza, prestigio, qualità, e capaci di incendiare la passione di collezionisti e amanti del buon bere in tutto il mondo. Se di un certo tipo e della giusta annata, i vini e i distillati da collezione spiccano tra i nuovi asset di punta per chi considera le bottiglie non solo un piacere da degustare ma un vero e proprio investimento. Negli ultimi anni, infatti, il mercato secondario del vino e del whisky è cresciuto in maniera esponenziale tanto che nel 2023 un Macallan 60 anni, distillato nel 1926 e personalizzato da Valerio Adami, è stato venduto da Sotheby’s Londra per £ 2.187.500. Ma che cosa rende una bottiglia così preziosa? Ne abbiamo parlato con Guido Groppi, Responsabile del Dipartimento di Vini e Distillati di Finarte Casa d’Aste.
«In primis la provenienza», spiega a exibart l’esperto, «sono infatti due o tre le zone di origine che tipicamente sono considerate le più importanti: in Francia abbiamo la produzione dei raffinati Champagne, Bordeaux e Borgogna (tra cui i già citati cinque Premier Grand Cru Classé e le ambite bottiglie marcate Domaine de la Romanée – Conti). In Italia vediamo un’alta concentrazione di importanti cantine in Piemonte, tra queste, Giacomo Conterno di Monforte d’Alba con il suo Barolo Monfortino o la cantina di Angelo Gaja con il suo Barbaresco DOCG), in Toscana (con le note Tenuta San Guido, famosa per il Sassicaia, e Tenuta dell’Ornellaia, situate entrambe a Bolgheri) e Veneto (patria dell’Amarone e del Valpolicella, con due produttori di rilevo come Quintarelli e Dal Forno). Naturalmente in giro per il mondo ci sono altri produttori importanti, ad esempio in Spagna, nella regione di Rivera del Duero, c’è Vega Sicilia o ancora l’esclusivo Screaming Eagle in California, in però dicamo che in linea di massima l’Italia e la Francia sono le due zone che, anche storicamente, producono vini la cui provenienza è altamente rilevante al fine di una valutazione. Per quanto riguarda i distillati, i più pregiati vengono dalla Scozia; ci sono altri comunque molto rari che provengono dagli altri post nuovi del whisky come il Giappone. Altrettanto pregiate sono anche alcune distillerie irlandesi e americane».
Secondo fattore di cui tenere conto, per valutare il pregio di un vino: «A fare la differenza», prosegue Groppi, «sono anche l’annata e lo stato di conservazione della bottiglia. Se la bottiglia è stata in cantina, con le giuste condizioni di temperatura e umidità, si presenterà sicuramente meglio di una che non è stata trattata correttamente. Un cattivo stato di conservazione dovuto invece ad un difetto nel tappo è evidente anche guardando dall’esterno; la capsula presenterà infatti una patina organica a segnalarlo. Per i distillati la conservazione è relativamente più facile, soltanto l’alcol evapora più velocemente se la bottiglia non è ben sigillata. Infine l’etichetta. Deve essere naturalmente riconoscibile, allo scopo di indicare l’autenticità della bottiglia e del suo contenuto, ma non per forza in eccellenti condizioni; in alcuni casi, soprattuto per vini o whisky molto vecchi, l’etichetta rovinata può essere la prova di un corretto invecchiamento».
Anche in Italia, il vino, come investimento, è invecchiato abbastanza bene. Come racconta l’esperto della casa d’aste milanese, il mercato negli ultimi dieci anni è cresciuto in maniera importante: «Dopo il 2020, in particolare, quando la diffusione dei vini attraverso i ristoranti ha subito una battuta d’arresto. Certi vini infatti venivano e vengono venduti soprattutto in alcuni ristoranti, e dopo i vari lockdown la gente ha iniziato a guardare con occhi diversi le bottiglie rare. Nel 2022 siamo arrivati a delle valutazioni altissime per determinate bottiglie e questo ha portato alla creazione della classica bolla. Soprattuto sui Borgogna, Cognac, Armagnac e Macallan. Poi la bolla è scoppiata». E prosegue: «Dopo un 2024 abbastanza difficile per il mercato, la scorsa asta del 30 gennaio, Timeless Tresaure, due secoli di vini leggendari, è stata una piacevole sorpresa. Le recenti aggiudicazioni, tra cui ricordiamo le due magnum, la Screaming Eagle del 1992 e il Domaine de la Romanée Conti del 1999, aggiudicate rispettivamente a € 30.000 e € 26.000 (diritti d’asta esclusi) sono risultati che fanno guardare al futuro del mercato dei vini e dei distillati con ottimismo».
Il settore dei vini e distillati da collezione sembra voler ritrovare la sua stabilità. E mentre gli investitori tornano a puntare sulle bottiglie giuste, svanita la paura della bolla, all’inizio di questo 2025, il mercato si gode le bollicine.
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