Categorie: milano bis

fino al 15.II.2003 | Carla Accardi | Milano, Galleria Laura Pecci

di - 27 Gennaio 2003

L’esposizione ha il pregio di evidenziare un possibile nuovo sviluppo nello stile e nella poetica sempre in movimento dell’artista siciliana. I suoi primi dipinti risalgono al 1946-47, nell’ambito delle iniziative promosse dal gruppo Forma 1 di cui Carla Accardi era una componente: si tratta di astrazioni con una forte tensione geometrica realizzata attraverso linee rette che tagliano lo spazio della tela e si intersecano tra loro per formare affilate sfaccettature, come per unire in un unico abbraccio il dinamismo alla Balla con le scomposizioni spaziali del cubismo analitico. A partire dai primi ‘50, invece, la linea sispezza generando più brevi segmenti, allo stesso modo degli angoli squadrati e taglienti che ammorbidendosi lasciano il posto a cerchietti, virgole e piccoli vortici: ha inizio la pittura segnica; segni che la Accardi, disinteressata alla semantica, concepisce esclusivamente in funzione delle proprietà sensibili formali e cromatiche. Con il passare del tempo, i segni si trasformano e si modificano come forme di vita in evoluzione. Negli anni ‘60, per esempio si assottigliano fino ad assomigliare sempre più a ideogrammi di qualche indecifrabile alfabeto, simili alle scritte misteriose e alle cornici infantili di alcuni dipinti di Klee. Resta legata al segno anche negli anni ‘70, quando abbandona il luogo naturale del quadro e della tela per investire della propria creatività nuovi materiali e supporti, nell’ambito di una ricerca sperimentale tra pittura, scultura, design e architettura. Dal 1981, quando torna a concentrarsi sulla pittura nella dimensione più consueta della tela, Il segno diviene molto più corposo ed esteso, allungandosi talvolta fino ad aggrovigliarsi sulla superficie del quadro.
Nelle opere più recenti qui presentate, assistiamo tuttavia a una significativa inversione di rotta. Il tratto si spezzetta in piccoli e brillanti mattoncini essenziali, geometrici, generalmente rettangolari che si giustappongono gli uni agli altri accostandosi delicatamente. Non più eleganti e imprevedibili spirali, ideogrammi inconoscibili o forme emergenti dal più profondo e ancora aniconico inconscio: il nuovo segno baratta la propria autonomia sintattica per una radicale semplicità geometrica che rende ogni minuscola parte dipendente da tutte le altre, marcando in questo modo il passaggio da una pittura segnica ad una “molecolare”, forse la rivisitazione geometrica, astratta e minimale dell’antico divisionismo di Seurat. L’impressione è quella di trovarsi di fronte ad una serie di ricami, in cui ogni rettangolo non è altro che la traccia di colore lasciata dall’ago che lentamente disegna l’ordito. Gli elementi molecolari si avvicinano gli uni agli altri per comporre irregolari composizioni. Dalla linea, passando per il segmento fino al punto, le sue ultime opere ci invitano a guardare nella lente del microscopio per scoprire il piccolo granello di polvere da cui può nascere l’intero universo.

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www.gallerialaurapecci.com
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pierluigi casolari


Carla Accardi
Galleria Laura Pecci, via Bocconi 9 20136 Milano
Tel +39 0258430047
Fax +39 58434287
e-mail galpecci@electraline.com
Orari: da martedì a sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00


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