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fino al 2.XI.2002 | Art-Discount | Milano, La Cueva No-Art Gallery

di - 25 Ottobre 2002

Il concetto di immagine ha accresciuto l’insieme dei suoi tratti distintivi, articolandosi in maniera esponenziale: se un tempo essa poteva essere un medium che esigeva la sua contestualizzazione, oggi il suo sfruttamento, la sua strumentalizzazione sono prioritarie per fondare non solo linguaggi, ma capitali e ideologie. Di questa inflazione se ne occupano nella loro personale Fabrizio Vegliona e Totto Renna, con un esplicito fine critico.
Fabrizio Vegliona propone una serie di disegni tracciati a mano libera con il mouse che riproducono stentatamente gli oggetti del commercio, le icone, i simboli noti, con una certa nostalgia per il pop, ribadendo i concetti di low culture e riproducibilità, emersi già ai tempi di Warhol.
Molto più vicino al tema dell’abbrutimento video, il secondo lavoro di quest’artista: un’ampia collezione di immagini che hanno anche da lontano una certa aria familiare per chiunque; assortiti pannelli di foto in formato molto ridotto, che l’autore ha scattato in lunghe session davanti allo schermo a documentare la sua e la nostra teledipendenza. Si possono considerare i fotogrammi di una storia che l’artista tenta di riscrivere, o meglio che esige da parte del pubblico una lettura libera, che parta da sinistra a destra come nella tradizione occidentale, o all’inverso come in quella araba; ma in fondo, comunque la si legga, la storia rimane brutta. Si tratta delle immagini che i media ci propinano tutti i giorni: quelle della guerra santa tra Oriente e Occidente, scandite dalla presenza organica dei consigli per gli acquisti e dalle facce degli stessi inviati, secondo lo stesso punto di vista; sempre le stesse fonti insomma, quelle incaricate del consenso: a chiarire il tutto una lunga citazione dall’eminenza grigia della critica all’ideologia dominante, Noam Chomsky.
Dopo l’essenzialità delle immagini video, la testura digitale viene ingrandita e alleggerita nell’opera di Totto Renna, che usa sistematicamente il pixel, come unità minima, per costruire un mondo all’apparenza piacevole, simile a quello di un videogioco. I personaggi, sorridenti e riconoscibili, vestono i panni delle icone popolari, da Maradona a Matzinga ; con questi l’artista popola serialmente degli scenari molto poco rassicuranti: la tastiera di un computer, dove si consumano drammi metropolitani, la Napoli dei forum di protesta, con tanto di squadre di celerini e disobbedienti, fino ad una mostra possibile, in cui le opere esposte sono le icone dei programmi Microsoft. Sono presenti infine anche due dipinti che riportano in pittura la trama dei pixel, come le tessere di un mosaico, o come altri artisti (vedi Pintaldi), hanno preso a fare. Così il mondo micro dell’immagine video diventa il sostituto perfetto del macrocosmo in cui viviamo, e noi, anche se non ce ne accorgiamo, siamo già abituati ad esso.

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Pintaldi in mostra
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Il sito di Topolin Edizioni

niccolò manzolini
mostra visitata il 14 ottobre 2002


Art-Discount
Dal 10 ottobre al 2 novembre
La Cueva, via Vigevano 2/A, angolo via Gorizia, Milano
Ingresso libero
Orari: dalle 15.30 alle 19.30. Chiuso lunedì mattina
Tel 02/8463946. e–mail cueva@topolin.it


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