Denti di leone, cardo selvatico, edera e bardana ma anche peli di cane e crini di cavallo: sono i materiali organici di cui sono fatte le “sculture minimaliste” di Christiane Löhr (Wiesbaden, 1965). I leggerissimi “boschetti” di semi e di erbe indiane, collocati in basso su una pedana al centro della prima sala, invece di dissolversi al primo spostamento d’aria, dimostrano una straordinaria capacità di coesione interna, piccoli miracoli di architettura zen. Sulla parete, una massa luminosa, impalpabile e coesa al tempo stesso, una nuvola di semi di cardo, raccolti in una sottilissima rete per capelli. Altrove, una matassa di peli di cane, nel quale sono rimasti impigliati semi di agrimonia, dà forma a un soffice cuscino e a una piccola “tenda” che si tiene in formidabile equilibrio. Questi oggetti sembrano
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