Categorie: milano bis

Fino al 30.VII.2002 | Naomi Fisher | Milano, Galleria Francesca Kaufmann

di - 28 Giugno 2002

Il fauvismo di Naomi Fisher non si vede solo dalla scelta di quel tratto rosso per i suoi disegni, per il segno espressionista. Anche nelle stampe cybachrome l’uso della luce teatrale e la saturazione della composizione, rimandano ai quadri di Vlaminck e di Derain, ma soprattutto, ed è ovvio, di Rousseau il Doganiere: come l’Eva de Il sogno o l’Incantatrice di serpenti quest’artista dimostra un atteggiamento di selvatica sensualità, tutta concentrata su se stessa, sul suo corpo, di cui non nasconde le imperfezioni. Anzi sembra compiacersi nel mostrarle, come se fossero parte organica della vegetazione che la circonda. Si confonde lei stessa in una serie di macchie di colore, che sono foglie e fiori, del lussureggiante giardino della casa di suo padre, noto botanico di Miami.
Così tra un lilium, ed un’eliconia, fiorisce un ascella, da dove i villi si diramano come i barbigli di qualche nuovo esemplare vegetale; oppure in un altro fortunato scatto, un’orchidea va a coprire, o a sostituire metaforicamente, il sesso dell’artista messa di tergo.
Il gesto della Fisher è spesso provocante, non solo sessualmente, ma socialmente forse, da ragazza riottosa, e politicamente, da femminista. Nei suoi disegni, la composizione barocca, si ripulisce in un segno semplificato, e contorto, con cui l’artista rappresenta se stessa e in un certo senso si traduce in un motivo decorativo floreale. Quello che accomuna i disegni e le foto è lo strano, ammorbante narcisismo, che potrebbe senz’altro essere oggetto di una lunga analisi psicanalitica; ed, è strano, in effetti che, nonostante le predisposizione ad una femminilità priva di filtri, non patinata, l’artista si diverta a fare leva su un voyerismo insano, aggiungendo alle sue foto una connotazione violenta, di disordine. La Fisher stessa racconta di come lei e le sue amiche fossero l’oggetto del desiderio, e le vittime di un maschilismo ingerente durante l’infanzia. Quella della Fisher non è una pacifica adesione alla natura, ma una sorta di messa in scena da noir erotico, in cui l’artista non esalta la sessualità, ma impersonifica masochisticamente una vittima.

Niccolò Manzolini


Naomi Fisher; Dal 30 maggio al 31 luglio; Milano, Galleria Francesca Kaufmann, via dell’Orso 16; Tel 02/72094331; fax 02/720996873; e–mail franceska@miconet.it; Ingresso libero; Orari: dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 15.30 alle 19.30 Chiuso lunedì mattina e domenica

[exibart]

Articoli recenti

  • Musei

Credere che il mondo possa sollevarsi insieme al proprio desiderio. Nasce a Mantova il Museo Sonnabend

La nascita della Sonnabend Collection Mantova, dentro il restaurato Palazzo della Ragione — inaugurata il 29 novembre 2025 con 94…

6 Dicembre 2025 0:02
  • Personaggi

Addio a Frank Gehry. Muore un titano dell’architettura

Alcuni dei suoi edifici sono i più importanti al mondo: Frank Gehry, colui che ha praticato l'architettura, o forse più…

5 Dicembre 2025 21:24
  • Arte contemporanea

La Società delle Api si sposta a Roma, con Luca Lo Pinto nuovo direttore artistico

La Società delle Api nomina Luca Lo Pinto come direttore artistico: la Fondazione creata da Silvia Fiorucci sposta a Roma…

5 Dicembre 2025 17:30
  • Mostre

La Fondazione Luigi Rovati di Milano racconta tremila anni di Olimpiadi

Fino al 22 marzo 2026, la Fondazione Luigi Rovati celebra i Giochi Olimpici con una mostra che unisce storia, arte…

5 Dicembre 2025 17:00
  • Personaggi

Addio a Giovanni Campus, morto a 97 anni uno dei maestri della scultura contemporanea

È morto Giovanni Campus: se ne va un protagonista rigoroso e appartato dell’arte italiana del secondo Novecento, tra gli innovatori…

5 Dicembre 2025 16:08
  • Fotografia

La rivoluzione delle polleras arriva a Sydney, nelle foto di Francesca Magnani

La pollera, da indumento retaggio di subordinazione femminile nell'America Latina a simbolo di emancipazione internazionale: la storia del collettivo ImillaSkate,…

5 Dicembre 2025 13:30