Fotografia e pittura ancora una volta assieme, a braccetto. Antiche sorelle che si osservano e continuano a dialogare, ad interrogarsi. Primo fra tutti il celebre dipinto attribuito alla scuola di Piero della Francesca, La città ideale, simbolo esemplare non solo dell’Umanesimo e della sua concezione antropocentrica, ma della nuova rappresentazione prospettica, di quel nuovo modo di concepire il mondo e quindi di dipingere che ha relegato in pochi decenni il Medioevo in un lontano passato. Emblema della prospettiva centrale rinascimentale su cui si basa appunto la costruzione dell’immagine fotografica, la fotografia stessa. Eppure a guardar bene, l’immagine non rappresenta più un’ipotetica città d’arte italiana bensì una commistione di tante London contemporanee, in cui è innanzitutto evidente il confronto tra la West e la East side. Lo stesso edificio centrale è costituito da più parti, appartenenti ai due volti della città, Londra che sta bene e Londra che sta male.
Emily Allchurch (1974) ricrea antichi dipinti basandosi su elementi contemporanei, ma epurandoli dal loro contesto. Rimangono dettagli di una società che appare tutt’altro che perfetta, ma sono defilati, nascosti da un’apparenza romantica che solo la pittura sembra concedere. È ricostruita digitalmente anche la parte superiore di uno dei dipinti più noti di Raffaello, conservato a Brera, Lo sposalizio della Vergine, sempre paragonato a quello del Perugino. Ma nell’opera della Allchurch corvi neri indicano cattivi presagi e rifiuti di Mac Donalds minano la perfezione d’insieme. Il paesaggio sullo sfondo caratterizzante molti dipinti di Raffaello, tipicamente urbinate, è invece uno dei tanti parchi che rendono Londra una metropoli ancora gradevole.
Poi sono chiamati in causa anche William Turner e William Etty. Il primo con una delle sue celebri vedute di rovine romane e il secondo con una veduta del Ponte dei Sospiri. Ma i canali veneziani e il Tamigi si sovrappongono, mentre realtà e finzione continuano a mescolarsi; la East e la West side a contrapporsi. Sono opere affascinanti, che costringono lo spettatore a soffermarsi sui dettagli, sulle piccole tracce intenzionalmente lasciate nel paesaggio dall’artista.
francesca mila nemni
mostra visitata il 10 maggio 2006
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mioddio che kitsch