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fino al 10.XI.2009 | Pieterjan Ginckels | Milano, Manuela Klerkx

di - 2 Novembre 2009
È quasi una bulimia semiotica quella che colpisce Pieterjan
Ginckels
(Tienen,
1982; vive a Bruxelles). Suoni e visioni, opere e (o)missioni di un artista che
si applica senza prudenza in una miriade di linguaggi, dando vita a una sorta
di macro-opera che va definita multimediale, spogliando però l’aggettivo da
ogni valenza digitale e restituendolo semmai a una semplicità
analogico-letterale, con riferimento al dialogo costante tra mezzi e strumenti
apparentemente distanti.
Si passa dalle registrazioni sonore alla manipolazione
video, dal fotoritocco all’intervento su carta: una varietà disinvolta di
situazioni, ben orchestrate nella definizione di un unico ambiente concettuale
che invita, accoglie e seduce. Una varietà che fa pensare – non fosse altro per
la casualità della circostanza – a un altro giovane artista belga di questi
tempi in Italia, ospite in residenza nel “bivacco urbano” torinese del progetto
Diogene: Nico Dockx, come Ginckels artista concettuale, musicista, filosofo dei media,
manipolatore di situazioni espressive complesse.
Un involontario Mi.To. dell’arte contemporanea in salsa
fiamminga? O l’emergere di una vera e propria tendenza, il senso di una nuova
insofferenza verso l’impermeabilità dei linguaggi tradizionali? Chissà.
Torniamo a Ginckles e al dato caratterizzante del suo
intervento milanese, ovvero alla capacità di dare organicità all’intero assetto
performativo; all’equilibrio nella costruzione di una situazione insieme
delicata e imponente, una città ricondotta con ordine all’interno di due sole
stanze.

Il nucleo pulsante dell’intero sistema, ovvero 1000
Beats / 1 Beat Milano
,
è un assemblaggio di giradischi, mixer e pedaliere che producono all’unisono il
loop di un secondo di brano del dj Christian Vogel: la curatela suggerisce con
piacevole intuizione l’idea di una “scultura sonora”, centrando il concetto di
armonica convivenza fra l’individualità di ogni parte dell’installazione e il
suo essere parte di un tutto allargato.
Ma c’è dell’altro: la magia estetica dell’oggetto, la
fascinazione sensuale dell’intrecciarsi dei cavi, la singolare capacità
comunicativa dei led, il mantra elettrico che palpita con invadente dolcezza;
la composizione di un oggetto nuovo, un corpo steso a terra, ma esploso nello
spazio. Un corpo che torna ritratto a punta di matita, con incedere morbido e
insicuro; accattivante e per questo vincente.

Il filo conduttore del progetto, pur annodato all’omaggio
ai Sonic Youth, sembra quasi non aver bisogno del riferimento alla band di New
York per potersi dipanare con coerenza e vitalità. Anche se Sonic You, con Ginckels che si trasfigura
al posto di Steve Shelly nel completare la line up del gruppo, funziona davvero bene:
perché, all’epoca della foto originale, l’artista non aveva che quattro anni, e
quindi ci porta nel campo minato della capacità di assimilazione degli input
della cultura popolare.
In una riflessione sui livelli di comunicazione, sullo
sfibrarsi dei riferimenti generazionali e, ancora una volta, sulla mediazione
tra singolo e identità collettiva.

francesco sala
mostra visitata il 19 settembre 2009


dal 18 settembre al 12 novembre 2009
Pieterjan Ginckles – Sonic You
Galleria Manuela Klerkx
Via Massimiano, 25 (zona Ventura) – 20134 Milano
Orario: da martedì a venerdì ore 13-19; sabato ore 14-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0221597763; fax +39 0221591507; info@manuelaklerkx.com;
www.manuelaklerkx.com

[exibart]


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  • sì sì ok, tutto molto di moda..tutto molto accettabile e appetibile. Potrebbe essere una doppia personale con tadiello. Ma no è uno scherzo. Si tratta di un corpo a corpo con un linguaggio bollito. Ormai il plusvalore delle migliori mostre è una tensione. Almeno c'è tensione. Le cose migliori continuano a dicendere dal 900. Ma a questo punto le nuove generazioni potrebbero essere sostituiite con un fai da te, con un bricolage casalingo dove ognuno si fa le sue opere.

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