Per le creazioni di
Mila Schön (Traù, 1916 – Milano, 2008) non si può parlare solamente di moda o sartoria. Ci si può sbilanciare e usare la parola arte, basandosi sulle contaminazioni con la produzione di grandi pittori, scultori e fotografi; ma forse, ancor meglio, si può parlare di design, come unione di ricerca estetica e sperimentazione funzionale.
Una sobrietà mai austera, che senza sfarzo ed eccessi valorizza la femminilità in quanto fusione di bellezza e carattere. Tessuti ricoperti di gemme e perline diventano come prismi barbaglianti sotto la luce dei faretti e richiamano alla memoria fregi viennesi dorati e riccamente decorati. Ma la purezza della linea e l’equilibrio perfetto tra curve e tagli netti trasforma il tutto in abiti moderni: oggetti per donne e non per creature divine. Il gusto per il decoro si vivacizza grazie a tessuti dai pattern fantasiosi e dai trattamenti originali, colpendo l’occhio con un’immediatezza che è frutto – come la stessa stilista rivela – di giorni di rimescolio di campioni soltanto per la scelta di una gradazione di colore.
Per la freschezza e la lucidità con cui si rivolge ai visitatori nel filmato in mostra, per la sua scomparsa così recente, ma soprattutto per l’atemporale modernità dei capi, la celebrazione del cinquantenario dalla fondazione dell’atelier di moda non rischia di ridursi a un congedo dalla signora Schön. Insieme alla tradizione si celebra, infatti, la rinascita del marchio alla guida di Bianca Maria Gervasio. Aggiungendoci un tocco di movimento, una tendenza alla rotazione e un richiamo alla natura forse più che all’arte, la stilista ventinovenne attua una riscoperta delle origini che oltrepassa forme e tessuti, per concentrarsi sull’idea di donna, dolce e non svenevole, discreta ma tenace, che più d’ogni altro elemento ha reso lo stile Mila Schön riconoscibile e intramontabile.
La collezione autunno-inverno 2008/2009 fornisce una risposta sia all’occultamento che all’esibizione del corpo femminile: la donna non si nasconde, tutt’al più custodisce se stessa in un bocciolo di rosa o appena si mostra come da una candida calla. Come l’abito valorizza la persona, così l’allestimento espositivo completa ed esalta i modelli, aumentandone i punti di osservazione con piedistalli a specchio, circondandoli con paraventi gonfi e soffici simili a nuvole chiare, affiancando a essi fotografie artistico-teatrali di Benedetta Barzini, indossatrice storica del marchio. A decenni di distanza, la mannequin prediletta racconta del rapporto con la stilista, dei suoi abiti da amare nel comfort delle loro cuciture invisibili, nella distintiva eleganza dei double-face, nei tagli rigorosi e sbalorditivi.
In mostra anche la riproduzione del laboratorio creativo dall’arredamento modernista ed essenziale, che non frappone ostacoli all’invenzione e la lascia esplodere alle pareti in una miriade di fitti modellini.
Con questa mostra in programma da prima dell’estate, ideata e realizzata come lei avrebbe voluto, Mila Schön trasmette un esempio attivo, destinato a passerelle e grandi spazi espositivi.