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Fino al 13.VII.2014 | Klimt. Alle origini di un mito | Palazzo Reale, Milano

di - 9 Giugno 2014
Chi di voi non ha mai visto l'”Albero della vita” alzi la mano. Impossibile, perché lo splendido fregio, realizzato da Gustav Klimt tra il 1905 e il 1919 per il Palazzo Stoclet di Bruxelles è onnipresente come decorazione in ogni salotto borghese che si rispetti. Così come il “Bacio” del Belvedere di Vienna (1907-1908) campeggia sulle scatole di cioccolatini di San Valentino ed è riprodotto, con i due amanti avvolti l’uno nell’altro e incastonati nei loro piatti abiti d’oro, su poster e gadget distribuiti nei quattro angoli del globo.
Bene, dimenticateli perché a Palazzo Reale di Milano nella mostra dedicata al pittore austriaco, protagonista della Secessione viennese, non li vedrete. Così come non vedrete la “Nuda Veritas” del 1899, la “Giuditta” del 1901, la “Speranza” del 1903, le “Tre Età della Vita” del 1905, ed altri sommi capolavori di uno dei più importanti e popolari artisti dell’età moderna.

Quello che vedrete a Palazzo Reale è infatti un focus sui primi passi del pittore, quelli che avrebbero costituito le “origini” di un “mito” destinato a passare dritto dritto nell’immaginario collettivo. I curatori – Alfred Weidinger, vice direttore del Belvedere di Vienna che custodisce buona parte dell’opera del maestro, ed Eva di Stefano – hanno dunque puntato l’attenzione sull’artista giovanile, quello degli “anni dell’apprendistato”, poco studiato e ancor meno conosciuto. E quello che rileggono è il “romanzo di formazione” di un giovane, figlio di un immigrato boemo, particolarmente sensibile da interpretare e ridisegnare esteticamente il cambiamento di una società – quella austriaca – che sotto Francesco Giuseppe passava dall’ascesa industriale all’opulenza della Belle Epoque, fino a cadere polverosamente nell’immane catastrofe della Grande Guerra.
Gli oli di Klimt esposti sono venti dei cento totali di cui si ha notizia. La mostra si apre con l’esame del contesto affettivo: accanto a opere dei fratelli Ernst e Georg, ecco i ritratti giovanili fatti da Gustav a membri della sua famiglia, nonché fotografie originali provenienti dal lascito dell’artista. Si passa poi all’apprendistato dei fratelli Klimt alla Scuola d’Arte Viennese. Qui fondarono, insieme a Franz Matsch, la cosiddetta Künstler-Compagnie (Compagnia degli Artisti) che decorò gli edifici di mezza Vienna attorno al Ring. Lo scioglimento della Künstler-Compagnie avrebbe coinciso con la crisi dell’arte viennese stessa, che sfocerà nella fondazione della “Secessione”, in cui il rifiuto della tradizione storicistica si fa innovazione e avanguardia.
Suggestivo l’allestimento, che propone come momenti migliori sicuramente la riproduzione dell’originale del “Fregio di Beethoven” – esposto nel 1902  a Vienna all’interno del Palazzo della Secessione costruito nel 1897 – in un’intera sala contornato dalla Nona di Beethoven, e i ritratti, soprattutto la  “Signora davanti al caminetto”.
Interessanti anche i  paesaggi, qui esposti in copiosa compagnia del paesaggismo austriaco coevo, dalle prime tendenze impressionistiche di fine Ottocento ai dipinti secessionisti. Importante la sezione documentaria che espone lettere autografe del pittore a Emilie Flöge, sua compagna di vita nonostante le scappatelle amorose che lo portarono ad avere in tutto quattordici figli. Alla fine della mostra, ci si porta a casa l’estasi dell’incompiuto “Adamo ed Eva” (1917-18), la tribolata serenità della “Famiglia”, la femme fatale “Salomè” (1909) prestata da Cà Pesaro, gli smaglianti intarsi d’oro e di mosaico appresi e amati a Ravenna.  Vero e proprio inno, per quanto a volte morbosamente decadente, alla bellezza.
elena percivaldi
mostra visitata l’11 marzo

Dal 12 marzo al 13 luglio 2014
Klimt. Alle origini di un mito
Milano, Palazzo Reale
Piazza Duomo
Orari: lunedì 14.30 – 19.30
martedì, mercoledì e domenica 9.30 – 19.30
giovedì, venerdì e sabato 9.30 – 22.30
Info: www.klimtmilano.it
@http://www.twitter.com/elenapercivaldi

Redattore eventi di Exibart.com

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