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specific_Milano 09 si
inserisce all’interno dell’imponente progetto cui il fotografo
Olivo
Barbieri (Carpi, Modena, 1954) ha dato inizio nel 2004,
creando una mappatura aerea di molte città in tutto il mondo.
A differenza dei precedenti lavori, dove la visione
dall’alto fingeva paesaggi e metropoli in miniatura, quasi plastici di
scrupolosi studi d’architettura, le recenti fotografie di Barbieri spostano
l’accento da una plasticità fittizia a un disegno preciso e consapevole, che
permette la costruzione di un ulteriore immaginario del paesaggio, vicino ai
progetti originari degli urbanisti.
Ciò si riscontra innanzitutto nelle fotografie in bianco e
nero – recenti nella produzione artistica di Barbieri – in cui, nonostante
l’apparente rigore della visione, rimane evidente una simulazione costante.
I luoghi che appaiono sono quelli che verrebbero citati in
qualsiasi guida turistica. Anche se è ovviamente negata qualsiasi
banalizzazione. Della città non viene raccontato il tessuto urbano, ma solo ciò
ch’è essenziale. Quel che un turista istruito visiterebbe in pochi giorni a
disposizione. I pochi monumenti storici che offre la città da un lato e le
grandiose architetture contemporanee, che vorrebbero promuoverne il fasullo
volto internazionale, dall’altro.
Appare a prima vista una Milano un po’ troppo succinta,
schematica, troppo catalogata. Il Duomo: c’è. Il Castello: c’è. Piazza Cadorna:
c’è. La Torre Velasca: c’è. La nuova fiera di Fuksas: c’è. La torre della
Regione Lombardia: c’è. Insomma, c’è un po’ tutto ma manca qualcosa. Almeno
questa è l’impressione che ne deriva.
L’idea di metropoli che traspariva – quasi scherzosamente e
con magica ironia – da alcuni lavori del passato, a Milano è assente. Il
capoluogo lombardo appare piuttosto povero. Non ha granché da offrire né molto
da mostrare, e può facilmente esser catalogato in alcuni scatti di Barbieri. Ma
questo verosimilmente è un problema della città, non del fotografo. Olivo
Barbieri prosegue, infatti, la sua ricerca su un “immaginario” del paesaggio iniziata
ormai oltre vent’anni fa.
Sul periodo di crisi di ricerca intellettuale e artistica
della città invece c’è poco da aggiungere. Lo confermano, come in questo caso,
le ripetute mostre di autori già ampiamente affermati e noti al grande pubblico,
mentre le nuove proposte scarseggiano.
È facile dimenticarsi che la fotografia italiana non è solo
Gabriele
Basilico e Olivo
Barbieri.