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fino al 17.I.2010 | Da Velázquez a Murillo | Pavia, Castello Visconteo

di - 26 Novembre 2009
Chiaro: stare a venti chilometri da Milano
significa soffrire. Non è facile competere con la metropoli quando si tratta di
offerta culturale, ché bene o male il fattibile e il possibile si svolge laggiù
e a questo capo del Naviglio tocca d’inventarsi gli effetti speciali con poca
fantasia e sempre meno risorse.
Eppure, qualcosa di brillante, se non un
guizzo almeno un accenno, da una città universitaria dotata di musei ricchi
(solo nella quadreria dell’Ottocento ci sono i Pellizza, i Faruffini, gli Zandomeneghi e i Cremona) era lecito
attendersi. Invece Pavia insiste nella provincialissima mania del chiavi-in-mano:
prima l’insulso passaggio delle incisioni dedicate da Chagall alle Anime morte di Gogol’, poi il
pretestuoso carrozzone dadaista orchestrato da Bonito Oliva; ultima la boutade
dedicata a Il Bacio, buona giusto come scenario per una conversione
radical-chic di Federico Moccia.
Ora, complice l’apertura all’Italia dell’Ermitage
(con tanto di fondazione dedicata: ha sede a Ferrara), ci tocca una selezione dalla
ricca collezione che il museo russo ha di opere del Seicento spagnolo.
Parlare di fondi di magazzino sarebbe davvero
ingeneroso. Limitiamoci a dire che a Pavia certo non sono arrivati i pezzi da
novanta. Avviliti da un allestimento più moscio che minimal, in parte offuscati
da un’illuminazione discutibile, si susseguono – quasi intimoriti – pochi pezzi
pregiati (splendido l’Ecce Homo di de Ribera) e molti maestri
minori. Del Murillo promesso dal titolo della mostra ce n’è: chiaro, non si può
pretendere il Bambino che si spulcia del Louvre, ma le Donne presso una finestra
con grata
è lavoro interessante da studiare e fa piacere non dover andare a
San Pietroburgo per vederlo.

È invece una presa in giro bella e buona il
riferimento a Velázquez: il nome ha un appeal indiscutibile, al
punto che la curatela arriva a millantarne una presenza appena evocata. Già,
perché non si venga a dire che l’unico autografo del maestro esposto a Pavia, il
Profilo di testa maschile – opera giovanile, per non dire
giovanilissima -, vale il prezzo del biglietto.
Anche perché, se proprio
vogliamo fare i bulli, almeno facciamolo bene: all’Ermitage hanno Il pranzo (o Contadini a
tavola

che dir si voglia) del ‘17, che in teoria potrebbe anche passare per la sua prima
opera certificata; un testo pittorico germinale e intenso, che puzza di
caravaggismo e basta da solo a significare la carica realista di Velázquez e a
motivare (ad esempio in quel pane che penzola in primo piano) la devozione che
per lui aveva gente come Dalí.

Insomma, per farla breve: tanto rumore per
nulla. Ma siccome Pavia merita una visita a prescindere, ecco un motivo per
andarci: nelle scuderie del castello, fino a metà dicembre, è in mostra Pasquale
Massacra
, prodotto del romanticismo locale, passionario “figlio” di Hayez, sanguigno pittore
trucidato dagli austriaci ai tempi della lotta per l’indipendenza. Una figura,
una storia, una tavolozza che meritano di essere (ri)conosciute.

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francesco sala
mostra visitata il 9 ottobre 2009


dal 9 ottobre 2009 al 10 gennaio 2010
Da Velázquez a Murillo
a cura di Sergej Androssov, Svyatoslov
Sovvateev e Susanna Zatti
Castello visconteo
Viale XI febbraio, 35 – 27100 Pavia
Orario: da martedì a venerdì ore 10-13 e 15-19; sabato, domenica e festivi ore
10-20
Ingresso: intero € 8; ridotto € 6
Catalogo Skira
Info: museicivici@comune.pv.it; www.comune.pv.it/museicivici

[exibart]


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