Doppia personale ardita e interessante allo Spazio Mazzotta, galleria collaterale alla celebre fondazione di Foro Buonaparte a Milano. Un artista storico come Salvatore Scarpitta e uno scultore attuale come Salvatore Cuschera vedono fondersi alla perfezione le rispettive poetiche.
Salvatore Scarpitta (New York, 1919), artista difficilmente inquadrabile in una corrente, a metà fra poverismo e astrazione anni Sessanta-Settanta, è caratterizzato dalla tecnica della “fasciatura”. I suoi quadri sono come bendati da fasce di tessuto che vanno talora a costituire il disegno, talora ad occludere l’accesso ad oggetti la cui forma rimane ben visibile. È quest’ultimo il caso della falce, che in un’opera in mostra richiama alla mente il simbolo del comunismo, devitalizzato dalla fasciatura.
L’uso spregiudicato dei materiali porta l’artista a comporre sculture che sembrano una versione satirica dell’Arte Povera: in mostra Sci da soccorso e Mr. Hyde (Dr.Jekyll), mezzi di locomozione sulla neve chiaramente antifunzionali, a metà tra il ready-made e la scultura vera e propria.
La mostra milanese si concentra prevalentemente sulla passione di Scarpitta per le auto da corsa, che l’artista ha maturato sin dalla sua gioventù. Ciò che lo affascina sono anche gli incidenti che avvengono in pista, incidenti che egli spesso mette in scena, come in Incident at Rimini del 1980 e nel video Car Crash(1987). L’artista impersona un folle corridore nel video Sal is racer (1980), mentre Message to Leo (1987) contiene la testimonianza di Scarpitta che narra al grande gallerista Leo Castelli la sua passione per le auto da corsa.
Di entrambi i video sono presenti in mostra stampe di grande formato di alcuni tra i fotogrammi più significativi. Presente anche il video Potato Masher (1985), nel quale l’artista impersona un folle guerrafondaio per mettere in luce l’assurdità della guerra.
Le sculture di Salvatore Cuschera (Scarlino, Grosseto, 1958; vive a Milano) costituiscono una vera e propria indagine sulla forma. Non si può parlare di astrazione in senso stretto, ma piuttosto di studi sulla compenetrazione spaziale tra i diversi piani della realtà, nonché tra presenza e assenza. Molte delle sculture ricordano degli elmi, tutt’altro che a tenuta stagna. Le feritoie lasciano scoperti punti nevralgici, che ricalcano le indecisioni identitarie dell’uomo moderno e postmoderno.
Le forme dello scultore siciliano si stanno trasformando, in seguito allo stimolo dovuto al passaggio dalla dimensione museale o en plein air alle dimensioni più ridotte delle opere “da galleria”. L’arrovellarsi delle strutture su loro stesse trova un contraltare più disteso in nuove opere, quali i tondi da muro e i contenitori di rocchetti da cucito. L’innovazione del colore rappresentato dai rocchetti di filo viene applicata anche nelle opere su carta. Non si tratta di studi, ma di vere sculture in cui i volumi si stratificano su loro stessi.
La vicinanza dei due artisti, pur nelle differenze, è testimoniata anche dagli attestati di stima che Scarpitta ha avuto per Cuschera, definendo le sculture di quest’ultimo come “accumulatori carichi di messaggi stratificati indicanti la sua attraversata dello spazio siderale”.
stefano castelli
mostra visitata il 22 novembre 2006
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