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fino al 2.IV.2010 | Shin Il Kim | Milano, Riccardo Crespi

di - 31 Marzo 2010

Pensi alle grotte di Lascaux, al dominio
completo e totale dell’uomo sull’immagine, al primigenio e brutale esercizio di
potere nei confronti dell’oggetto rappresentato, alla partecipazione immersiva.
All’essere, senza condizioni, homo agens. Pensi a oggi, a quasi 20mila anni di
distanza. All’evoluzione in homo ludens, alla massacrante ingordigia neuronale
delle immagini, al ribaltamento della situazione; alla prevalenza dell’oggetto
rappresentato tanto su chi lo esercita tanto su chi lo riceve; alle figure
ormai orfane, senza storia, per questo spesso senza futuro.
Ed è a questo punto che incontri Shin Il
Kim
(Seoul,
1971; vive a New York) e il suo calligrafico tentativo di ricucire lo strappo, di
riportare l’uomo “dentro” – Into è infatti il titolo della personale – una
matura padronanza del suo vivere l’immagine.

Lo fa in una serie di lightbox concave, nicchie
complete di superfici specchianti che inducono la straniante dilatazione e
moltiplicazione di video a volte rallentati, a volte zoomati fino all’estrema
corporalità del pixel. Ma lo fa – a maggior ragione – nella placida levità zen
dei disegni su policarbonato trasparente applicati a specchi: piogge di
cervelli cesellati come pezzi di oreficeria; carrellate di scheletri, vere e
proprie “forme uniche della continuità nello spazio appena percepibili, confuse
dall’ingresso assordante dell’ambiente nello sfarfallio dei riflessi. Fino
all’integrazione totale di chi guarda: che si specchia – e fin qui è banale –
ma che, soprattutto, avvicinandosi fino a evocare il contatto, produce con il
respiro il movimento della pellicola. Ed è mimetica dell’immagine, è azione: è
la ritrovata partecipazione totale di chi osserva, prima ancora di chi crea. E
quindi, per estensione, è il ritorno dell’artista alla condizione sciamanica di
medium tra la figura ancora “viva” e chi ne fruisce.

Il depauperamento semantico dell’immagine
esplode, con ironica e drammatica virulenza, in Duration to Intuition. La proiezione in loop
controllato
di spot commerciali anni ’80-’90 è filtrata da una imponente maschera plastica:
all’apparenza una trama astratta, in realtà una sequenza di parole chiave nel
fare arte di Kim. Ecco allora la volgarità dell’immagine commerciale ripulirsi
nel passaggio concettuale e tornare a vivere dall’altra parte della maschera,
in un morbido caleidoscopio di seducenti iridescenze.

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Un passaggio al Pigneto
In collettiva da Crespi

francesco sala
mostra visitata il 13 marzo 2010


dall’undici febbraio al 2 aprile 2010
Shin
il Kim – Into
Galleria Riccardo Crespi
Via Mellerio, 1 (zona Cadorna) – 20123 Milano
Orario: da lunedì a sabato ore 11-13 e 15-19.30
Ingresso libero
Testo critico di Cristiana Perrella
Info: tel./fax +39 0236561618; info@riccardocrespi.com;
www.riccardocrespi.com

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