Fatto erigere nel 1450 dal Duca Francesco Sforza non come struttura difensiva, ma come dimora signorile, il castello solo nel Cinquecento vive il suo splendore, per poi essere inghiottito, nei secoli successivi, dalla deturpazione delle alterne dominazioni politiche (spagnola, francese, austriaca) che si impadronirono di Milano, divenendo stalla, caserma, prigione per i patrioti. In gran parte modificato e distrutto, alla fine dell’Ottocento, il Castello appariva come un rudere fatiscente, di ostacolo alle nuove speculazioni edilizie che stavano progettando il prolungamento di corso Sempione fino a piazza Cordusio. Intorno al 1886 se ne decide l’abbattimento, scongiurato però dal vigoroso intervento di Luca Beltrami (restauratore, architetto e uomo di cultura in vista nella città) che, riesce ad ottenerne il vincolo totale dal Ministero per farne un museo. Inizia così l’intervento di restauro che vede Beltrami impegnato in una scrupolosa raccolta di materiali documentativi, rilievi, saggi di identificazione delle strutture e dei materiali originali, nella volontà di condurre un “restauro storico”, cioè filologicamente corretto (così come teorizzato in quegli anni da Camillo Boito), e non “romantico” “di invenzione” alla Viollet-le-Duc. Beltrami inoltre era profondamente convinto che il restauro fosse un’opera patriottica, che permetteva ad ogni italiano, grazie al “recupero” della storia tramite la ricostruzione dei monumenti, di sentirsi membro di una cultura comune, di una nazione. Ecco dunque che viene da lui contraddittoriamente contemplato anche il criterio di verosimiglianza, di rifacimento in stile( alla stregua di un romanzo storico), pur di far fede a questo grande impegno sociale. E’ così che per esempio la Torre del Filerete,crollata nel 1521, diviene “attendibile ricostruzione” dell’antica, così come i fregi e gli stemmi sforzeschi sulle fronti del Castello, e si giustifica la totale ridipintura, si può dire “strato su strato”, della leonardesca Sala dell’Asse.
La mostra, allestita in occasione del centenario della fondazione dei Musei Civici del Castello Sforzesco, nei locali della ex Scuola d’Arte, permette di ripercorrere l’attività di Beltrami sia come restauratore, sia come architetto, ma anche nel ruolo inedito di fotografo. Le prime due sale raccolgono gli interessanti documenti, studi, rilievi(oggi custoditi nella Biblioteca d’arte del Castello) redatti da Beltrami in vista del restauro, mentre nella terza si possono ammirare fotografie storiche (oggi conservate nell’Archivio Fotografico del Castello) volute e scattatte dal restauratore durante le fasi di intervento, già modernamente convinto della loro importanza “sul campo” come strumento di lavoro, ma soprattutto del loro valore documentaristico.Completa il percorso espositivo una sezione storiografica, che illustra tramite stampe e progetti il dibattito sorto nell’ottocento riguardo le sorti del Castello Sforzesco e del Foro Bonaparte.
Si consiglia di non soffermarsi solo sulla mostra, ma di effettuare anche una visita del Castello, per poter prendere coscienza di persona dell’intervento di restauro effettuato da Beltrami, oltre che per ammirare le importanti opere d’arte custodite al suo interno (una fra tutte la Pietà Rondanini di Michelangelo).
Gabriella Depaoli
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Chissà se dopo i lavori di ristrutturazione, adeguamento degli impianti e restauro l'ingresso ai Musei Civici resterà gratuito?!?! Sicuramente no! Privatizziamo e rendiamo tutto a pagamento.. così diminuiranno anche i visitatori?!!!!!