I lavori di Sabah Naim hanno il pregio di possedere una sintassi ed un lessico universali ed immediatamente comprensibili, anche da chi vi si accosti per la prima volta. Questo spiega certamente come l’artista sia riuscita a venir fuori dai confini della sua patria per attirare l’attenzione di un pubblico internazionale e guadagnare meritatamente una partecipazione all’ultima Biennale di Venezia.
La galleria Lia Rumma propone opere su tela inedite che si riallacciano, sia stilisticamente che nelle tematiche affrontate, agli “Smottamenti” (dall’omonima sezione della Biennale in cui Sabah Naim ha esposto i suoi lavori) che l’artista egiziana aveva elaborato per Venezia.
Naim evoca con le sue tele quelle turbolenze telluriche che si generano nel momento in cui pubblico e privato s’incontrano: la sedicente verità oggettiva delle testate giornalistiche viene messa a confronto e contrasto con quella delle immagini della gente comune per le strade del Cairo, ed entrambe vengono poi rielaborate, manualmente, attraverso la sovrapposizione di colori e linee che amplificano gli stati d’animo dell’immagine originale, e che simultaneamente ne alterano i contenuti.
Fogli di giornale ripiegati e pieghettati con maniacale serialità invadono le tele della giovane artista minacciandole con la spigolosità delle linee oblique da essi generate, come nel caso di Confrontation; altre volte gli arabeschi delle pagine dei quotidiani le servono per evocare simbolicamente la chiusura ed il ripiegamento in sé dell’universo femminile egiziano, come in Woman crossing the street, dove la chiusura in sé assume le forme di un movimento a spirale, ripetuto reiteratamente, che circonda ed avvolge con le sue volute la figura di una donna stagliata contro un fondo fuori fuoco e confuso. Il suo sguardo è assente, proteso verso una direzione fuori campo, e saturo del desiderio di un altrove; non ci è dato sapere cosa sia aldilà…poiché ciò che conta è già in quello sguardo colmo d’attesa.
La materia prima delle tele di Sabah Naim sono fotografie in bianco e nero che l’artista stessa ha scattato per le strade del Cairo o all’interno del suo contesto familiare, come nel caso di Mother, e prevalentemente si tratta di immagini che evocano immediatamente una sensazione di sospensione inquieta, come il sentore che una minaccia incombente appesantisca le esistenze della gente comune costringendole, loro malgrado, ad un perenne stato di allerta.
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ambra caruso
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