“Noi odiamo i gruppi e le tribù. I gruppi ci fanno pensare al Mortirolo, la salita più dura del Giro d’Italia. Cosa ci facciamo al Bandera?”
Questo è quello che si domandano gli artisti di Vegetali Ignoti, esperienza collettiva nata nel 1994, che rifiuta la definizione sia di movimento sia di gruppo, preferendo porsi al di fuori di queste categorie, per aprirsi ad un dibattito culturale che trascenda il sistema dell’arte.
La Fondazione Bandera di Busto Arsizio, affiancando questa rassegna a quella dedicata alle maggiori scuole regionali dell’800 italiano, prosegue il suo programma teso a sostenere esperienze artistiche nuove e linguisticamente anticonvenzionali.
La mostra, a cura di Francesco Tedeschi e Elena Di Raddo, propone i lavori dei cinque artisti più rappresentativi di questa compagnia. La presenza di venti opere tra cui dipinti, sculture, installazioni e progetti, favorisce un confronto tra diversi linguaggi espressivi e induce alla riflessione sulla società contemporanea.
L’ipocrisia della cultura del nostro tempo è denunciata da Jane’s Crib di Molinari, opera ispirata a un fatto di cronaca relativo alla sperimentazione sugli animali da laboratorio. Un altro tipo di riflessione è suggerita da Italiana Ars Vocis, opera di Al Fadhil: quattro voci leggono nomi di artisti italiani dal XII al XX secolo, creando un ponte tra l’arte del passato e l’età del digitale. Riccardo Paracchini rielabora, invece, in dipinti di grandi dimensioni, immagini provenienti dalla pubblicità e dalla moda, traformandole in Madonne e Angeli che ripropongono la funzione moralizzatrice della pittura. L’intento comunicativo e divulgativo di Vegetali Ignoti è rappresentato sia dalla pubblicazione di quaderni d’arte (tutti i numeri sono presenti in mostra), dove prendono la parola artisti, amici e critici per comunicare le proprie posizioni e l’evoluzione dell’opera delle singole personalità, sia dall’attività di Carlo Buzzi, che si serve di strumenti propri della comunicazione pubblicitaria e di rimandi grafici ai suoi siti internet, per portare l’arte verso la totale multimedialità.
L’opera di Luca Scarabelli, infine, propone un’indagine sul senso della pittura: la rappresentazione del paesaggio viene completamente stravolta, nonostante l’uso della tradizionale tecnica a olio.
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Prima di leggere quest'articolo -davvero fatto bene...senza scherzi- pensavo che "vegetali ignoti" fosse una ricetta culinaria non molto ben riuscita di mia madre...