“A che punto eravamo rimasti?”. Dopo la pausa di riflessione durata dal 1993 al 2004, Valerio Cassano (Napoli, 1949) torna ad interrogarci con le sue opere, riunite in una mostra personale presso la Galleria Antonio Battaglia.
L’artista rientra in scena con l’intento di riaffermare la complessità di un’arte che è, sì, finzione, nel senso di altro rispetto alla realtà quotidiana, ma anche contenuto della mente umana, dei suoi sogni, delle sue fantasie. Cassano riporta i frutti della nostra immaginazione nudi e crudi sulla tela, scevri da ogni illusionismo o regola prospettica, e da ogni velleità narrativa. La raffinatezza delle immagini così ricreate è data dalla singola pennellata e dalle singole tonalità di colore. Oltre che dalla delicatezza di un chiaroscuro che predilige quasi sempre toni luminosi, trasparenze e, talvolta, persino lembi di tela non dipinti che rivelano la sua pittura fresca, “a mani nude” (come recita il titolo della mostra).
Nell’opera Impermanenza due figure geometriche triangolari perfette, dalla pennellata nitidissima, sono presentate insieme ad un bicchiere dai contorni sfumati, e a linee ondulate e vibranti di colore. Qui Cassano arriva a superare la perenne contrapposizione tra astrazione e figurazione. Nel trittico Stella polare l’immagine in bianco e nero di un uomo su di una barchetta a vela è accostata al disegno astratto e tagliato della stella guida per antonomasia, a cui l’uomo, ormai rassegnato, volge le spalle. Se questa immagine quasi denuncia un difetto di conoscenza nell’uomo contemporaneo, il gomitolo dalle mille gradazioni di rosso, presente in Mappa, è antico emblema dell’arcano disegno che avvolge il destino umano. Nella composizione del quadro, dall’insieme profondamente armonico, è presente anche un elicottero che sembra aver smarrito la rotta; a fianco del gomitolo, da una parte si trova un ago, entro il quale tuttavia il capo della matassa non è ancora inserito; dall’altra invece c’è un viluppo di fili aggrovigliati che pare simboleggiare il complicato intrecciarsi delle nostre vite.
Il “mistero Cassano, autentico enigma” (per usare le parole di Flavio Caroli), nell’epoca dell’omologazione, dell’appiattimento e della spersonalizzazione, affatica uno spettatore che ha ormai smarrito la sua capacità d’immaginazione e di esplorazione dell’opera d’arte. Le sue immagini, tutt’altro che ingenue, sono dotate di una forte carica simbolica, esprimono concetti, hanno più sensi possibili. A chiunque si spinga oltre una lettura distratta, comunque, riescono a risvegliare ragione e sentimento, anche tramite l’inequivocabile emozione che il colore e la gestualità comunicano. È più che mai così nelle opere immediatamente precedenti alle sue ultimissime realizzazioni; qui i colori si fanno più densi e il gesto più energico. Grumi di vernice fatti colare sulla tela intensificano l’insieme e la raffigurazione di volti dagli occhi vuoti, accecati dalla quotidiana maschera della finzione, ne accentua il pathos.
elisa scuto
mostra visitata il 2 febbraio 2007
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si sta perdendo di nuovo questa galleria!
e gli artisti li vedo assenti...
mamma mia... mi sa che tra un po' antonio è costretto a mostrarci niente popò di meno che XANTE!!!!
secondo me se mette in mostra la sua macchina per qualche centesimo la vende!!!
che brutture.