Luigi Presicce (Porto Cesareo, Lecce, 1976; vive a Milano) non è solamente un bravo pittore. E questo forse è chiaro da tempo. Ma se un pittore doc ha sposato linguaggi ritenuti più o meno lontani dalle raffigurazioni bidimensionali su tela (sculture, video, installazioni), lo ha fatto nel nome di una consapevole libertà di movimento tra i media a disposizione. Ciò non toglie che nel suo percorso di ricerca dipingere rimanga comunque un atto di riflessione, che consente allo spettatore di seguire passo passo le analisi etno-antropologiche dell’autore. Nel caso specifico l’attenzione è posta sui “passaggi”, gli attraversamenti tra le varie fasi dell’esistenza. Nei rimandi religiosi di alcuni titoli delle opere in mostra infatti (comunione, cresima) il riferimento ai riti di iniziazione è chiaro. Come è chiara anche la denotazione di una crescita avvenuta, non senza un anteriore sacrificio. A volte la penitenza è mostrata sotto forma di presagio, prendendo a prestito l’anticipo narrativo tipico delle parabole bibliche, come nell’inconfondibile copricapo indossato dal bambino in abiti da comunicando o nel cranio infantile dal quale sorge, indistintamente alla materia ossea, una mitra vescovile. Altre volte, invece, la denotazione di un avvenuto cambiamento è inequivocabile, si direbbe addirittura di natura traumatica (Crescita, 2006).
Questi rituali non appartengono ad una spiritualità contraddistinta e unica, anzi, sono spesso descritti tramite un crogiolo di simboli derivati dagli ambiti più disparati. “Ciò che interessa all’artista è questa riattualizzazione
Riti d’iniziazione, spiriti della natura, vecchie e affascinanti credenze sulle quali sembra riflettere il cerbiatto antropomorfo in abiti monacali mentre osserva ostinatamente un crocifisso: “È la nostra finzione ad essere una devozione. Qualcuno deve dare l’impressione di credere. A mano a mano che la fede diminuisce in questo mondo, la gente trova sempre più necessario che ci sia qualcuno che crede” (da Rumore Bianco di Don Delillo, Einaudi, Torino 1999).
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claudio musso
mostra visitata il 22 settembre 2006
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commenti unanimi non c'è che dire....
Caro Mario xxx, se lei è sul serio Mario Pagani, caporedattore di Arte e non un millantatore, lasci che le dica una cosa: la critica non sarà quella fatta da exibart, tantomeno però quella che viene stampata sul suo giornale. Cosa fate di grazia? Informazione, no. Critica nemmeno. Non me la sento dunque di augurarvi lunga vita. Quanto a saper scrivere..beh, su arte non c'è nessuno che lo sappia fare ad un livello superiore della 5 elementare. Poi da quando Arte è orfana di Sciaccaluga piange lacrime salate, Good Luck, Mr. Pagani-
ma siete ridicoli!!!!!!!!!!
Bisticciare su exibart è diventata la moda del momento per caso?
Comunque la recensione è realmente scritta benino... perchè non ammetterlo?
E' il lavoro di presicce che è un po' fiacchetto... ma questo può succedere a tutti gli artisti... perche demonizzare?
w lo zampognaro che suona la zampogna brindisina...
che ridere!!!
Cos'è una performance?
Ha ha ha!!!
Giovedì vengo a farmi quattro risate!!!!!
la nota copia di De Grandi!
ahahaha slalom, che simpatico! tu si che fai ridere!io c'ero giovedì, davvero una bella serata. ma chi come te non ha capito nulla del lavoro di presicce, non può capire neanche il concerto. Non hai orecchie per intendere, ma tranquillo, fai parte della maggioranza assoluta. buone risate!
Caro Luigi,sono molti altri quelli che devono ammazzarsi,tu almeno sei bravo e sai fare varie cose...con la tua testa e con le tue mani e non con la testa e le mani degli altri.. cosa molto di moda........
purtroppo nella mia mostra di perdone c'ero solo io ...addio stasera mi ammazzo .....
A distanza di tempo quel che ha lasciato questa mostra è un risultato sufficiente, o quasi, ormai non è più l'usar diversi mezzi, pur trattando di pittura, ha destare pregio o innovazione. Anzi, oggi come oggi è l'esatto contrario. Si può ancora utilizzare la pittura bidimensionale è basta mantenedo legami con il lavoro precedente? Sì.
Al caro Presicce, forse, il vivere a Milano non gli giova molto, come qualcuno ha scritto: "Vivi a Milano? Fuggi prima che t'indurisca".
ma guarda un pò che scherzi beffardi fa il destino, scopri di avere un omonimo che è pure un coglione...speriamo si sia ammazzato davvero a questo punto, almeno facciamo un pò di pulizia.