Bisogna avere in sè il caos, per partorire una stella che danzi-Alfred Nietzsche
In un’esplosione di forme e di colori, le sculture pittoriche di Jessica Stockholder hanno animato gli spazi della Galleria Raffaella Cortese, che ha presentato alcuni recenti lavori site-specific dell’artista newyorkese.
Cinque sculture, di dimensioni e intensità differenti, ci trascinano in un mondo parallelo. Opere costituite dall’assemblaggio di materiali d’uso comune: cappelliere, tavolini da giardino su cui torte di cemento si adagiano, lampadari dalla luce rosata che si sciolgono in pitture sgargianti, arredi retrò, rottami di macchine ed una serie di colorati catini in plastica.
Gli oggetti perdono il loro significato ed utilizzo in quanto tale, e divengono forme astratte di un’opera complessa. Il mondo è stravolto, creazioni inusuali ci obbligano a rivedere le nostre convinzioni, trascinando la fantasia oltre i nostri limiti.
Sono creazioni a prima vista caotiche, ma ritrovano immediatamente una propria identità grazie all’intervento pittorico che in parte le ricopre e funge da collante.
Il mio lavoro dipende dalla pittura. Amo dipingere. Non sono pittrice perchè mi sento intrappolata nello spazio
Sono opere fatte di ‘voli pindarici’, in cui Jessica utilizza materiali duttili, liquidi come la pittura per dar forma a materiali e oggetti pesanti; a volte sono inserite delle luci che ne ricalcano l’ombra il cui riflesso è qualcosa di diverso da ciò che vediamo. Scaltramente l’artista opera una decontestualizzazione, l’illusione ci inganna e ci riporta nel dubbio tra ciò che è finzione e ciò che è realtà.
E’ chiaro che la realizzazione di ogni opera diventa un viaggio, una sorta di sorpresa, o presa di coscienza di sé o di un’altra vita. Il materiale è usato come un luogo dove creare finzione, illusione e immaginazione.
Manipolare materiali è una sorta di linguaggio. Non mi fido delle parole e quindi l’artista reinventa un proprio vocabolario fatto di forme, oggetti e pittura, la cui composizione diventa mezzo d’espressione. Astrazione, fantasia, ed esperienza personale sono gli elementi su cui si costruisce la sua poetica.
Le sculture nella galleria Cortese sprigionano energia positiva, coinvolgono in un mondo fantastico dove tutto può essere, dove non c’è un unico punto di vista né un’unica verità: sono opere liberatorie che seguono pienamente l’insegnamento duchampiano secondo il quale Il fine dell’attività artistica non è l’opera ma la libertà. L’opera è una via e niente altro.
Laura Garbarino
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