Quaranta grafiche, incisioni e litografie realizzate tra 1889 e il 1896 e provenienti da diverse tirature coeve o di pochi decenni successivi sono il risultato di una caccia metodica tra case d’aste e gallerie europee per comporre pazientemente il corpus di questa significativa esposizione dedicata al grande precursore della stagione simbolista francese. Che proprio nella grafica ha dato il meglio del suo genio.
Due gli assi portanti, la serie realizzata per
Les Fleurs du Mal di Baudelaire e quella per
La Tentation de Saint-Antoine di Flaubert, riferimenti letterari ideali per liberare tutto il visionario e mistico universo di
Odilon Redon (Bordeaux, 1840 – Parigi, 1916).
La morte, la sfinge e la chimera, la deriva mistica della figura del Buddha: il viaggio fantastico si snoda incalzando lo spettatore, trascinandolo in una dimensione arcana e notturna. L’immagine è talora definita e graffiante, più spesso sembra emergere da una nebbia ultramondana vellutata, squarciata da lampi di luce. Il chiaroscuro è strumento di originale seduzione: nel caso delle rappresentazione della morte o del demonio la figura nera e nerissima irrompe in tutta la sua forza occulta nello spazio bianco.
Tra le litografie dedicate alle
Tentazioni di Flaubert, sintomatico è il dialogo tra la sfinge bianchissima e l’altra chimera che sembra materializzarsi dalla compressione del buio, assorbendo persino l’ombra del suo interlocutore.
Redon non può considerarsi un semplice illustratore, l’opera letteraria è lo spunto scelto e amato su cui incastonare invenzioni personalissime, tanto più conturbanti quanto più esile è il confine tra reale e irreale: la presenza esoterica è manifestazione latente che si cela dietro un tendaggio, un volto rassicurante, è un corpo colto nella sua metamorfosi, si rivela nel microcosmo degli insetti, affiora da un mulinello d’acqua o da un soffio di vento.
A corredo della mostra anche un ottimo catalogo edito da Silvana Editoriale con un testo critico di Flavio Arensi. L’introduzione è dello stesso titolare Pasquale Siniscalco che, contro la moda del contemporaneo a tutti i costi, ha scelto per il suo spazio di guardarsi alle spalle, alla storia dell’arte anche meno nota, ma non per questo meno straordinaria: dal Simbolismo di
Franz Von Stuck al Realismo magico di
Christian Schad, dall’Espressionismo di
Conrad Felixmuller al secessionismo di
Max Klinger.
Attenzione alle sorprese. Redon è un esempio paradigmatico di quel linguaggio senza tempo che spesso non trova spazio nelle grandi mostre nell’era dell’arte come bene di consumo ma che continua a suggestionare anche molti artisti d’oggi.