Il termine “pittura” è oggigiorno quasi sempre seguito da un aggettivo, che ha la funzione di inserire le opere in uno dei cicli di accantonamento o di riscoperta della figurazione e della stessa pittura.
Alessandro Roma (Milano, 1977) ha almeno un merito: fare pittura senza virgolette nè aggettivi, seguendo in maniera fresca -e certo suscettibile di ulteriori miglioramenti- gli insegnamenti di alcune tendenze del passato, ma creando un contesto proprio, che dona autonomia estetica ai suoi quadri.
Si tratta certamente di figurazione, ma il lavoro di Roma si concentra, in maniera meditata, anche su geometria e composizione, e contiene persino, nell’area periferica del quadro, una certa tendenza all’astrazione.
Gli interni raffigurati sono neutri, sospesi: la parte più esterna del quadro è dipinta con un uso misurato dello smalto, che si distanzia dai pugni nello stomaco sferrati regolarmente allo spettatore da molti degli artisti che scelgono di utilizzare questo materiale. Tale porzione visiva fa da cornice alla parte centrale dipinta ad olio, grazie alla quale si compie un improvviso salto dalla piattezza semi-astratta, algida ad una profondità di campo sussurrata e sfumata.
La novità di questo ciclo di lavori dell’artista è costituita da un terzo riquadro, molto materico, che costituisce il contraltare visivo dell’aneddotica contenuta nei titoli, riferiti a fatti di cronaca nera americana d’antan.
I pregi della pittura di Roma sono pressappoco riassumibili in un’autonomia di linguaggio senza
L’interesse è dovuto anche alla parsimonia dell’artista, che non esplicita nei suoi quadri la ricerca che indubbiamente sta compiendo: si possono apprezzare i progressi senza passare attraverso una serie di “quadri-cantiere” che risulterebbero interlocutori.
Ed è affascinante l’interazione fra gli interni dipinti e gli spazi di questo project space comasco di Marella, con Roma alla seconda esposizione.
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"si concentra, in maniera meditata, anche su geometria e composizione, e contiene persino, nell’area periferica del quadro, una certa tendenza all’astrazione". :-O
Queste opere sembrano dei bozzetti di presentazione per progetti d'interni. La qualità risiede forse nel linguaggio pittorico e non tanto nella composizione e nell'equilibrio formale. Probabilmente, Alessandro Roma, più che il passato ha visto il padiglione australiano alla Biennale del 1999.Comunque a me il suo lavoro non dispiace.