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Fino al 7.XI 2017 | Umberto Chiodi. Impromptu | Studio d’arte Cannaviello, Milano

di - 7 Novembre 2017
A dispetto del titolo, non c’è niente di improvvisato o casuale nella personale “Improptu” di Umberto Chiodi vista allo Studio d’arte Cannaviello di Milano, la quarta mostra della galleria in un decennio di collaborazione con l’artista. Chiodi è un artista-chirurgo, freddo e riflessivo, calcolatore e sinaptico. Aggettivi che non significano un’assenza di passione, anzi di passioni, nella sua ricerca e soprattutto nel disegno, che rappresenta il tratto espressivo dominante della sua produzione. Un disegno dovizioso, affabulatore senza piegarsi a una superficiale descrizione della realtà, immaginifico, certo onirico e a tratti mostruoso in senso etimologico, cioè proprio del manifestarsi di prodigi e portenti. Né va esclusa l’esperienza saliente dell’incidente nella gestazione della sua estetica, in una direzione squisitamente surrealista che eleva l’accostamento casuale di elementi disparati a spiazzante algoritmo creativo. Il carattere ibrido, empirico e sperimentale, mutante, postumano e postorganico del suo procedere per adduzioni, innamoramenti e crasi si esprime appieno nella grande installazione a parete composta da trenta piccoli assemblaggi della serie “Generatori di vuoto”. Umberto Chiodi non è nuovo al lavoro sull’assemblage, già protagonista nel 2009 di una mostra a esso interamente dedicata, ma quelli di “Impromptu” possono considerarsi un punto di svolta della sua ricerca, approdando a una sintesi estrema che può aprire possibilità ancora più sicure nell’ambito dell’assemblaggio. Nella commistione di organico e inorganico, si incontrano e si scontrano piume, perle, aghi, mozziconi di sigarette, ciglia finte, denti, lacci di scarpe e palloncini flosci, elementi plastici, ferro, vetro.

Umberto Chiodi. Impromptu

Innesti (sessualissimi) di materiali differenti, che producono opere mobili e leggere come ghirigori in equilibrio o giocattoli crudeli. Prelevati dai margini dello scenario della quotidianità, i singoli elementi agglutinati – siano frammenti o feticci, scarti o strumenti d’uso comune come attrezzi da disegno, auricolari, siringhe, bastoncini di incenso – evocano parabole consumistiche di resistente poeticità, componendo ramificazioni impossibili, superfetazioni di innaturale seduzione. In questi esperimenti di vacuità operosa, l’atteggiamento critico dell’artista è tutt’uno con il culto del paradosso, dell’iperbole, del calembour, del rebus e coniuga il principio dell’enumerazione e della classificazione scientifica, diremmo quasi illuministica, a una vocazione frankensteiniana, teratogenetica e straniante nella sua indigeribile crudità, tra tribalismi postmoderni e celebrazione dell’effimero presente.
Per tornare al titolo, certamente musicale è la partitura grafica ordita dall’artista bolognese. Sono tutti realizzati tra il 2016 e il 2017 – con grafite, pastelli, china, acquerello e tempera su carta e cotone – i trenta disegni esposti, di piccolo e grande formato. Liberati dall’obbligo della cornice, prendono posto sulle pareti in modo ancora una volta installativo grazie all’utilizzo di chiodi che diventano parte dell’opera, con tutto il corollario di dolore che ciò comporta. Contemporaneo eppure memore di un passato mai davvero remoto, Umberto Chiodi trova proprio in un’eccellente padronanza del disegno la sua caratteristica espressiva privilegiata e attraverso la stratificazione di gesti grafici potenti e persuasivi dipana una raccolta di immagini apparentemente atemporali, attinte a un sostrato psicanalitico che permette l’accesso a una dimensione magica, mitica, di sogno, a un magazzino di figure primarie, archetipiche, che mostrano i volti informi di paure e desideri che di cui siamo impastati. Echi novecentisti sposano contaminazioni esotiche, speziature orientaliste da teatrini delle ombre e anti-citazioni primitive, sfidando il tempo breve di una lettura superficiale e formale nella richiesta rivolta al fruitore di accedere a un altro tempo, a una più profonda consonanza, che dilati il tempo della visione in un’esperienza di dettagli. E la navigazione di una mappa sensoriale e immersiva priva l’occhio della sua rapace pretesa onnicomprensiva.
Simile alla plastica dei feticci assemblati, è il glitter a contaminare la danza mostruosa dei disegni, decontestualizzando la tecnica tradizionale, che si scopre non dissimile dal grande carosello della moda, della comunicazione abitabile e della pubblicità permanente. Tra disegno, installazione e assemblage, quello che a Chiodi preme è un discorso sul vivere contemporaneo, sul consumo, sullo scollamento tra l’azione dell’uomo e la consapevolezza della sua presenza nella natura e sulle nuove, imprevedibili forme che si generano a partire dal superamento di categorie e generi.
Francesco Paolo Del Re
Mostra vista il 23 settembre 2017

Dal 14 settembre al 7 novembre
Umberto Chiodi. Impromptu
Studio d’arte Cannaviello
Piazzetta Bossi, 4 – 20121 Milano
Orari: dal martedì al sabato dalle ore 11:00 alle 19:00 o su appuntamento
Info: tel. 02/ 84148818 info@cannaviello.net www.cannaviello.net

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