Rick Owens, Temple for love, Palais Galliera
(Di Federico Poletti) In questa primavera-estate 2025 la moda si racconta attraverso una serie di mostre che celebrano i suoi protagonisti, il suo spirito creativo e la sua capacità di dialogare con le arti e la società. Tra gli eventi in Italia, Europa e Stati Uniti emergono in particolare tre progetti che ridisegnano la geografia culturale della moda contemporanea: l’omaggio scultoreo a Roberto Capucci nella sontuosa cornice di Villa Pisani, la più grande retrospettiva mai dedicata a Rick Owens al Palais Galliera di Parigi e la nuova ambiziosa esposizione del Costume Institute del Metropolitan Museum di New York, che esplora il tailoring Black come forma d’espressione identitaria. Anche Milano con Re Giorgio Armani e Anversa si distinguono con due mostre che meritano sicuramente grande attenzione.
Pioniere di un linguaggio che supera i confini tra moda, scultura e arte, Roberto Capucci torna protagonista con “La forza del colore”, una grande esposizione che celebra il suo genio creativo all’interno di una delle ville venete più spettacolari. Curata da Enrico Minio Capucci, Alvise Capucci e Francesco Trentini, la mostra trasforma Villa Pisani in un vero e proprio teatro barocco della moda, con venti abiti-scultura, settanta disegni, schizzi e fotografie storiche. In un percorso scenografico che sfrutta al massimo la magnificenza delle sale affrescate, ogni creazione di Capucci diventa una sorta di estensione dell’architettura, un’esplosione di materia e colore che dialoga armonicamente con gli ambienti. Particolarmente suggestivo è l’abito da nozze ispirato ai colori di Giambattista Tiepolo, posizionato proprio sotto l’immenso affresco dell’Apoteosi della famiglia Pisani: un incontro potente tra moda, arte e storia. La mostra, promossa dalla Direzione regionale Musei Veneto e realizzata in collaborazione con la Fondazione Roberto Capucci e Suazes, sottolinea la modernità senza tempo del maestro romano, la cui opera continua a ispirare nuove generazioni di creativi.
Stra (Venezia), Museo Nazionale di Villa Pisani | 17 maggio – 2 novembre 2025
L’eclettico Rick Owens, tra i più influenti designer contemporanei, è al centro di una grande retrospettiva a Parigi, la città che lo ha accolto e consacrato. Temple of Love – titolo emblematico – non è una semplice antologia di abiti, ma una vera immersione nell’universo visionario di Owens, dove estetica brutalista, sperimentazione materica e poetiche oscure si fondono in un racconto autobiografico e universale. Curata da Miren Arzalluz e Alexandre Samson, la mostra riunisce oltre cento silhouette, video, installazioni e documenti personali, offrendo una narrazione stratificata del percorso di Owens, dagli esordi nella Los Angeles underground degli anni ‘90 fino all’affermazione internazionale. Le sorprese non finiscono qui: il designer firma anche la direzione artistica dell’allestimento, trasformando l’intero Palais Galliera, dai giardini alla facciata, con interventi scultorei in cemento e arredi che richiamano la sua estetica minimalista e brutalista. Attraverso riferimenti letterari (da Bataille a Cocteau), artistici e personali, Temple of Love racconta un’idea di moda come linguaggio esistenziale, dove l’amore – evocato nel titolo – è forza motrice tanto quanto l’oscurità. Una mostra che promette di essere non solo un tributo, ma anche una potente dichiarazione d’intenti.
Parigi, Palais Galliera | dal 28 giugno 2025
Il Costume Institute del Metropolitan Museum si prepara a inaugurare una delle sue mostre più rilevanti degli ultimi anni: Superfine: Tailoring Black Style, a cura di Andrew Bolton con la partecipazione speciale della storica Monica L. Miller. In linea con il crescente impegno verso una narrazione più inclusiva, il progetto esplora l’evoluzione del dandismo Black come espressione di libertà personale e affermazione sociale all’interno delle comunità afrodiscendenti. Attraverso circa 150 pezzi, la mostra ricostruisce una storia alternativa della moda maschile, partendo dalla livrea di uno schiavo del Maryland dell’Ottocento per arrivare alle creazioni di stilisti contemporanei come Virgil Abloh, Kerby Jean-Raymond (Pyer Moss) e Pharrell Williams. Dodici sezioni tematiche, ispirate al celebre saggio di Zora Neale Hurston, The Characteristics of Negro Expression, approfondiscono temi come l’eleganza come atto di resistenza, l’ibridazione stilistica e il ruolo della sartoria nella costruzione dell’identità nera. Una mostra che va oltre il fashion statement per diventare manifesto politico e culturale, riaffermando il ruolo centrale della moda nelle dinamiche di emancipazione sociale. Bolton ritiene infatti che l’abbigliamento maschile sia nel pieno di una rinascita, e ha dichiarato: «Questo grazie non solo agli stilisti Neri, ma anche agli uomini di stile, come Pharrell Williams, musicista, designer e direttore creativo delle collezioni maschili di Louis Vuitton, l’attore Colman Domingo, il pilota di Formula Uno Lewis Hamilton, fino al musicista A$AP Rocky e la star del basket Lebron James. Tutti uomini che non hanno paura di rischiare con la loro auto-rappresentazione. Sfruttano le forme classiche, ma le remixano e le scompongono in modi davvero nuovi. Penso che gli uomini e gli stilisti Black siano in prima linea in questo nuovo rinascimento della moda maschile».
New York, Metropolitan Museum of Art | dal 5 maggio 2025
A Milano, l’Armani/Silos si apre per la prima volta all’universo esclusivo dell’Alta Moda firmata Giorgio Armani. La mostra Privé celebra vent’anni di collezioni couture, dagli esordi nel 2005 sulle passerelle di Parigi fino ai più recenti defilé. Con oltre 150 abiti, accompagnati da bozzetti, fotografie d’archivio e accessori, l’esposizione racconta l’evoluzione di un concetto di lusso misurato, dove rigore stilistico, eccellenza artigianale e un’eleganza senza tempo si combinano per creare una delle più distintive visioni della couture contemporanea. Un’occasione unica per scoprire da vicino l’arte del “non detto” di Armani, capace di evocare emozioni profonde attraverso linee pure, dettagli preziosi e colori sussurrati.
Milano, Armani/Silos | dal 20 maggio 2025
Con la mostra Fashion & Interiors, il MoMu di Anversa propone una raffinata riflessione sulla relazione tra moda e arredamento, tracciando un filo rosso che va dal XIX secolo alla contemporaneità. L’esposizione esplora come il corpo femminile e lo spazio domestico abbiano storicamente condiviso codici estetici, materiali e concettuali, influenzandosi reciprocamente. L’analisi parte dall’ideologia domestica del XIX secolo in cui le donne svolgevano un ruolo importante come “abbellitrici” di se stesse e delle loro case. Con un occhio al comfort, la padrona di casa decorava gli interni con morbidi cuscini e tessuti, drappi, manufatti e ogni sorta di soprammobile. Anche il suo corpo era appesantito da strati di tessuto e passamanerie, con il risultato di fondersi con l’interno, quasi fino a scomparire del tutto. Questa fusione visiva fu concretizzata da alcuni creativi, tra cui Henry Van de Velde, che iniziarono a disegnare abiti da donna. alla ricerca dell’armonia, unendo architettura, arredamento, moda e accessori per creare un’opera d’arte totale. Anche architetti (d’interni) modernisti come Adolf Loos, Lilly Reich e Le Corbusier avevano opinioni sulla moda coerenti con la loro visione del design, puntando sulla funzionalità contro gli ornamenti superflui. A dialogare con una serie di oggetti d’epoca ci sono opere e installazioni di designer come Martin Margiela, Ann Demeulemeester, Raf Simons e Hussein Chalayan, che ridefiniscono i confini tra abito e ambiente, tra funzionalità ed espressione artistica. Un’indagine affascinante che invita a riconsiderare il modo in cui abitiamo (e vestiamo) gli spazi.
Anversa, MoMu – Fashion Museum | fino al 3 agosto
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