Categorie: Moda

fashion_interviste | Sculture sartoriali

di - 30 Maggio 2008
Cosa ricordi del periodo della formazione, dell’Accademia di Belle Arti di Brera?
Il rapporto con ragazzi provenienti da diverse parti del mondo, i primi dibattiti sull’arte, l’entusiasmo di cominciare nuovi percorsi come la fotografia, la scultura e lo studio dell’arte contemporanea. È stato un momento di apertura alla ricerca. Un tempo per conoscermi e per sperimentare.

Il primo lavoro dopo gli studi?
Su commissione: una parete da decorare all’interno dell’azienda di un tessutaio di Como, anche collezionista d’arte contemporanea: Gian Paolo Ghioldi. È da questo macro-quadro realizzato con tecniche miste di collage che ha preso il via la mia ricerca. Una sperimentazione di nuovi risultati estetici, ottenuti letteralmente mescolando tessuti, paste acriliche, ricami e pittura, unita allo studio di soluzioni tecniche che potessero rendere adatti questi risultati alla realizzazione di abiti.

Dal nord Italia a Parigi: negli atelier di Alta Moda.
La mia collaborazione con Christian Lacroix è durata dal 1991 al 2002. Un decennio parigino durante il quale ho realizzato anche capi per le sfilate di Ungaro, Nina Ricci e Dior. Inoltre ho prestato la mia consulenza presso l’atelier di Azzedine Alaia per una stagione: se in una prima fase proponevo una ricerca di pezzi sperimentali -un mix di patchwork, ricami e dipinti- in un secondo tempo ho lavorato a diretto contatto con lo stilista: da lì nasceva l’idea di un capo che io cercavo di realizzare con tecniche non tradizionali.

Sempre a Parigi hai avviato uno Studio di ricerca dei ricami. Di che si trattava?
È stato due anni prima di avviare la collezione che porta il mio nome. Lo studio è nato in collaborazione con una persona che prima di lavorare a Parigi aveva un atelier di ricami a Mumbai: l’intento era quello di creare una collezione di ricami con tecniche originali, innovative e creative che potessero essere riprodotti.

In che modo l’arte entra nel tuo lavoro?
L’amore e la passione che mi alimentavano quando la mia ricerca era dedicata al pezzo unico sono le stesse che mi sostengono quando lavoro costruendo a manichino il primo capo campione: è la stessa voglia di raggiungere la perfezione e di emozionarmi. Dedico molto tempo a questa fase che è puramente creativa: rivolta allo studio dei volumi e delle proporzioni, alla scelta dei materiali che seleziono in base a come cade il tessuto, ma anche seguendo il puro piacere tattile.

Primavera/estate 2007: nasce la tua linea di prêt-à-porter. Come hai trovato un tuo lessico nel grande vocabolario della moda?
È stato naturale. La prima volta che sono entrata nella sartoria della maison Lacroix è stato amore a prima vista, questo amore è poi cresciuto e maturato fino alla decisione di creare una mia collezione. Faccio moda iniziando sempre dal capo-spalla -parte imprescindibile del mio linguaggio personale- che realizzo seguendo gli stessi principi che usavo in scultura. Partendo da un elemento ispirante -che per quest’ultima collezione è stato il taglio a raggiera/taglio a intarsio- inizio a studiare i volumi direttamente sul manichino. Ecco perché le mie giacche hanno un fitting anatomico, seguono e definiscono graficamente le linee del corpo: la spalla è ben disegnata e la vita è sottolineata da tagli che si chiudono, elementi essenziali per definire il mio concetto di femminilità, importantissimo per il mio lavoro.

Vuoi descriverci nel dettaglio la tua collezione autunno/inverno 08/09?
La collezione si gioca tra due poli: day-wear lineare e party-wear. Da una estremità all’altra i guanti, i calzettoni di lana e la scarpa stringata con plateau definiscono uno stile contemporaneo. Il capo-spalla, come dicevo, è il pezzo forte da cui parto per declinare la collezione. Le gonne sono demi, con un meditato assemblaggio di tagli e pieghe, mai lezioso. I pantaloni sono molto ampi, con forme anni ‘70 oppure da uomo -in lana stretch-, quelli per la sera si accendono di bagliori metallici e sono completati da alte cinture-corsetto. La maglieria è leggerissima, caratterizzata da lavaggi effetto used. La palette è scandita dal nero che scolora in una gamma di grigi a diverse gradazioni di luminescenza, dal canna di fucile all’argento virato blu. Cenni di tortora e blu inchiostro. A sorpresa, del giallo becco d’oca.

L’ultima mostra che hai visitato?
Richard Serra al Grand Palais di Parigi.

L’ultimo libro letto?
Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron.

Film visto?
Into the wild di Sean Penn.

La kermesse che non puoi mai perdere?
La Biennale d’Arte di Venezia.

Il tuo out-fit per tutti i giorni?
Pantalone, tacco, top o pullover, giacca.

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www.robertafurlanetto.com

a cura di marzia fossati

[exibart]

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