Cesare Catania, Bozzetti inediti. Dove nasce l’ispirazione. Installation view, Fabbrica del Vapore, Milano. Ph. Leonardo Sassi
A mano libera, sui supporti più originali – dai biglietti del Louvre ai tovaglioli di un bar di Genova – nei luoghi più disparati, che sia un viaggio in treno o un tavolino pubblico: Cesare Catania potrebbe trascorrere l’intera vita disegnando i suoi bozzetti, ora esposti alla Fabbrica del Vapore con l’occasione della mostra Bozzetti inediti. Dove nasce l’ispirazione.
«Il bozzetto – spiega Cesare Catania – è il momento immediato in cui nasce l’ispirazione, come una fotografia dell’istante in cui, per la prima volta, traspongo nella realtà qualcosa che ho dentro di me, nella mia anima e nella mia testa». Non tutti i bozzetti diventano opere, è lo stesso artista a precisarlo: «solo le sensazioni e i sentimenti che sedimentano e maturano dentro di me finiscono per avere posto su qualche tela o per diventare progetti scultorei. In questo caso significa che l’ispirazione non solo è arrivata, ma ha catturato nel corso dei giorni seguenti alla prima idea». A rinforzare il valore che hanno i bozzetti, la curatrice Alisia Viola precisa che «non sono soltanto la messa a fuoco, espressa di getto, di un’idea ma sono frutto di uno studio analitico che fonda il passaggio dall’idea primordiale alla fase progettuale».
La genuinità espressiva dei bozzetti rivive nelle opere finite – in mostra ci sono 11 dipinti e 7 sculture – autenticando in un idioma inedito e del tutto personale la tendenza di Catania a scomporre, e poi ricomporre, la realtà in forme semplici. Bozzetti inediti. Dove nasce l’ispirazione offre diversi esempi di scomposizione, sia essa simbolica o figurativa, come anche di evoluzione dal bozzetto all’opera finita, che nel caso della pittura può essere identica o con qualche piccolo accorgimento, senza dunque una stravolgente rielaborazione successiva, mentre in scultura richiede un disegno tecnico nell’intramezzo.
Ecco dunque che Trois Hommes, l’arazzo dipinto raffigurante Amedeo Avogadro, Pitagora e Heisemberg si discosta appena dal bozzetto, realizzato nel viaggio in treno da Parigi a Milano su alcuni biglietti del Louvre, per l’aggiunta di un dettaglio (due gambe) alla figura di Pitagora. L’opera Fenicotteri allo specchio invece, una volta conclusa su tela con acrilico, olio e colore fluo, risulta identica al bozzetto originario. E, ancora, mentre Trois Hommes è esempio di una scomposizione alfanumerica, l’opera Arlecchini, esposta nelle versioni del bozzetto, dell’arazzo di matrice cubista, della tela più informale e dell’animazione digitale, è la scomposizione figurativa di due arlecchini, uno rosa e uno giallo, agili e danzanti mentre suonano il mandolino.
Al centro del percorso espositivo ampio spazio è dato alla scultura, di cui sono esempi le opere I Canali, I Sestieri e Il Tempo, frutto della recente sperimentazione di Catania con il vetro di Murano, lavorato direttamente in loco, Il Cuore della Terra e Bocca dell’Etna. Come per la pittura, anche per la scultura la lettura del valore del bozzetto non può prescindere da una più articolata comprensione della ricerca di Cesare Catania. Ermanno Tedeschi, nel testo critico che accompagna la mostra, usa questi termini: «Catania cerca di stabilire un canale comunicativo fra il suo inconscio e quello dello spettatore, suscitando emozioni che attingono alla sfera più profonda dell’animo umano, in una dimensione onirica di fantasia e libertà, finalmente svincolata dalle necessità e dai limiti della rappresentazione figurativa. È un artista che fa un tipo di ricerca in cui la forma e la materia sono protagoniste indiscusse della sua creatività».
Ed è, anche – ma non solo e non soltanto – al cospetto di tali parole e tale ricerca che assume un significato ancora più profondo la primissima opera, una scultura alta tre metri, che incontriamo di Cesare Catania, L’Abbraccio. Articolato nella versione del bozzetto, delle tele e della scultura, la finalità di questo progetto che al di là del titolo è concretamente abbracciante – «come noi, del resto, esseri abbraccianti», precisa Catania – e fa dell’arte non la finalità prima ma il mezzo per fare del bene, lasciandoci cogliere l’anima delle cose e dell’artista. Proprio come i suoi Bozzetti inediti.
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