Categorie: Mostre

«Il tempo inizia a profumare quando acquista una durata»: una mostra a Venezia per indugiare sulle cose

di - 4 Maggio 2025

Pochi miti contemporanei si sono radicati nella nostra vita quotidiana come quello della produttività perpetua. Ogni istante va riempito, sfruttato, utilizzato; ogni attimo è un’occasione per realizzarsi, migliorarsi, appagarsi. È, questa, la condizione che il filosofo coreano Byung-Chul Han descrive come un’atomizzazione del tempo: un frammentarsi del nostro vissuto in tutta una serie di istanti che si dissolvono nel loro stesso accadere. Non ci concediamo più il semplice vuoto: la noia —quella sorta di cavità spazio‑temporale in cui potrebbe annidarsi la riflessione— è diventata un difetto da eliminare.

Per Han è questa tendenza all’eccesso che priva il tempo del proprio profumo e lo fa correre più velocemente. In Il profumo del tempo. L’arte di indugiare sulle cose (2022), scrive: « Il tempo inizia a profumare quando acquista una durata, quando riceve una tensione narrativa o una tensione profonda, quando guadagna in profondità». È controitiuvo, ma sono dunque le pause e gli intervalli a donare al tempo la propria consistenza.

È da questi assunti che nasce e si sviluppa la mostra Il profumo del tempo, a cura di Cecilia Larese e Bianca Pedron: una collettiva di giovani artisti che, con i loro lavori ci chiedono di rallentare e di assimilare con cura e attenzione ciò che abbiamo davanti agli occhi. In questo modo, lo spazio indipendente Joystick diventa quasi una capsula per la meditazione: una parentesi necessaria tra la frenesia delle calli veneziane.

Il profumo del tempo, Joystick Venezia, exhibition view, ph. Virginia Lucchetta

L’allestimento stesso ci chiede di muoverci nello spazio con cautela, per non urtare le piccole incudini rosa che vanno a formare l’installazione In punta di piedi (2023) di Guendalina Urbani. Il lavoro divide diagonalmente lo spazio, appare pesante e delicato al tempo stesso: sfida i sensi e ci chiede di attraversalo con cura.

Anche Lorena Bucur ci obbliga a rapportarci con l’esposizione in maniera inusuale: la sua opera Incavo (2025) è una pesante lastra di cemento posata a terra, che ci spinge a chinarci per essere apprezzata al meglio. Qui e in Rebus (2025) l’artista imprime sul cemento ancora fresco delicati scatti fotografici: dettagli floreali, un ginocchio sbucciato, brevi frammenti di vita destinati a deteriorarsi e impallidire. Desaturati dal grigio del materiale, i colori che vediamo sono infatti in lento mutamento e di essi non rimarrà traccia. La contraddizione è evidente: il cemento —materiale simbolo della produttività e del progresso edilizio— ospita tracce che rifiutano ogni monumentalità.

Lorena Bucur,REBUS (Mirror, Ouch, Glass Castel, Andrea), inchiostro, cemento, legno, 2025. Ph Virginia Lucchetta

I simboli della produttività si mescolano ad una dimensione più leggera anche in L’OISEAU DE FEU a ballet for tower cranes (2014 – 2015) di Calori&Maillard: un’opera video paradossale, in cui le gru di un cantiere di Francoforte sul Meno danzano sulle note di Stravinskij. Qui l’oggetto della crescita sfrenata diventa poetico, ma solo nel momento in cui fallisce la sua funzione originale.

Matteo Rattini, infine, gioca con il nostro senso di attesa: in Dittico (2023), due schermi mostrano la ripresa in tempo reale da una telecamera posizionata all’esterno dello spazio espositivo. Un fiore che si muove piano e qualche nuvola: non c’è altro ad attendere lo spettatore poiché l’opera si sottrae a ogni promessa narrativa, costringendoci a rimanere presenti in un tempo che non concede eventi né svolte.

Attraverso queste opere sospese, quello che Il profumo del tempo  suggerisce, dunque, è che il tempo della pausa è forse l’ultima zona franca in cui ancora l’individuo può pensare, ricordare, immaginare al di là delle esigenze dell’efficienza. È il momento in cui il tempo, da sequenza vuota da riempire, torna a essere finalmente esperienza corposa.

Il profumo del tempo, Joystick Venezia, exhibition view, ph. Virginia Lucchetta

Articoli recenti

  • Personaggi

Addio a Frank Gehry. Muore un titano dell’architettura

Alcuni dei suoi edifici sono i più importanti al mondo: Frank Gehry, colui che ha praticato l'architettura, o forse più…

5 Dicembre 2025 21:24
  • Arte contemporanea

La Società delle Api si sposta a Roma, con Luca Lo Pinto nuovo direttore artistico

La Società delle Api nomina Luca Lo Pinto come direttore artistico: la Fondazione creata da Silvia Fiorucci sposta a Roma…

5 Dicembre 2025 17:30
  • Mostre

La Fondazione Luigi Rovati di Milano racconta tremila anni di Olimpiadi

Fino al 22 marzo 2026, la Fondazione Luigi Rovati celebra i Giochi Olimpici con una mostra che unisce storia, arte…

5 Dicembre 2025 17:00
  • Personaggi

Addio a Giovanni Campus, morto a 97 anni uno dei maestri della scultura contemporanea

È morto Giovanni Campus: se ne va un protagonista rigoroso e appartato dell’arte italiana del secondo Novecento, tra gli innovatori…

5 Dicembre 2025 16:08
  • Fotografia

La rivoluzione delle polleras arriva a Sydney, nelle foto di Francesca Magnani

La pollera, da indumento retaggio di subordinazione femminile nell'America Latina a simbolo di emancipazione internazionale: la storia del collettivo ImillaSkate,…

5 Dicembre 2025 13:30
  • Arte contemporanea

Il fine settimana di Art Days 2025: gli appuntamenti a Napoli e in Campania

Talk, inaugurazioni, musei aperti, gallerie in rete, nuove mostre e il Premio WineWise per una gita fuori porta: gli appuntamenti…

5 Dicembre 2025 12:30