Gerhard Richter, Moving Picture (946-3) Kyoto Version, 2019–24 (fermo immagine), proiezione digitale (colore, suono, 36 min.), © Gerhard Richter 2024 (28102024)
Pittore concettuale sin dai suoi esordi, fine sperimentatore di media, creatore di tele astratte e fotorealistiche, di fotografie, arazzi ed opere in vetro, Gerhard Richter (Dresda, 1932) è accolto alla Gagosian Gallery di Roma nella mostra totalizzante Moving Picture (946-3) Kyoto Version. Dove si fa protagonista – per la prima volta in galleria e per la prima esposizione in Italia dal 1983 – una sua sfingea ed immaginativa installazione filmica. Frutto di un’indagine iniziata dall’artista nel 2019, accompagnata da un sound arcano e finemente ammaliante. La mostra è visitabile fino al 1 febbraio 2025.
«Esponiamo un lavoro molto sorprendente di Richter – racconta Pepi Marchetti Franchi, Direttrice della sede romana della Gagosian Gallery – si tratta di un artista di 92 anni, con una carriera incredibile, la sua ricerca pittorica e le sue investigazioni durano da più di sei decadi e il film, realizzato a partire da un dipinto astratto, è il suo punto d’arrivo». In mostra 12 sezioni dello stesso dipinto, lavorate da Richter su carta FineArt a getto d’inchiostro, annunciano la visione filmica. Effigi variopinte, partiture visuali che anticipano la fruizione di un arazzo digitale in scala monumentale, largo oltre 7 metri. «Il film – prosegue la Direttrice – è l’ulteriore scomposizione, quasi all’infinito, di questo dipinto. L’idea è quella di lasciare allo spettatore la libertà di farsi coinvolgere dalle immagini in movimento».
Il movie, che si disfa e si sfalda per gradi in forma caleidoscopica, è stato composto in collaborazione con Corinna Belz, con l’accompagnamento musicale di Rebecca Saunders eseguito dal musicista Marco Blaauw e dal sound designer Sebastian Schottke. L’arazzo filmico di Richter è un’opera nella quale la settima arte si fa presenza viva e imponente. Dieci amplificatori intorno alla fruizione, diffondono nella sala una peculiare partitura per tromba a doppia campana intessuta di risonanze manipolate, che sarà riprodotta dal vivo durante una performance live nei primi due giorni d’apertura.
Moving Picture (946-3) Kyoto Version è la sintesi esperienziale di un processo di rivitalizzazione della pratica pittorica e delle potenzialità della fotografia e dei processi sistematici, portato avanti da Richter negli anni ’60 e ‘70. Un percorso nel quale hanno sempre giocato un ruolo primario la sovrapposizione dei piani visivi, la casualità, la leggerezza e la permeabilità dell’immagine. Passaggi pregressi del processo sono stati la titanica scultura Strip-Tower (2023), esposta alla Serpentine di Londra e il ciclo Strip Paintings (2011 – 2016), nel quale l’artista si è servito di strumenti digitali per frammentare, ridurre, raddoppiare e specchiare porzioni delle sue tele, aprendosi a nuove possibilità espressive, generando anche libri, stampe, drappi.
Le sperimentazioni artistiche di Gerard Richter sembrano seguire, in filigrana, le orme di una storia antica, che coinvolge almeno tre figure dell’Ottocento. Nell’epoca a cavallo tra la rivoluzione francese e quella industriale, il figlio di un tessitore di broccati di Lione, Joseph-Marie Jacquard (1752 – 1834), mise a punto un telaio automatico per tessuti operati in cui i fili d’ordito vengono mossi per creare il disegno desiderato. Nel telaio inventato da Jacquard – apprezzato dallo stesso Napoleone – i movimenti della macchina erano guidati da una serie di schede che, alternate, generavano disegni geometrici e multicolori. L’adozione di questo sistema rendeva il lavoro automatico, più veloce e preciso.
L’anello di congiunzione fra il mondo delle stoffe lavorate e quello dell’informazione automatica fu poi individuato da Charles Babbage (1791-1871), professore di matematica a Cambridge che, nel guidare l’attività di calcolo della macchina (oggi software), fu affiancato da una figura straordinaria: la figlia del poeta romantico Byron, Augusta Ada, contessa di Lovelace (1815-1852). Definita “incantatrice di numeri” e incoraggiata agli studi della cultura scientifica dalla madre Anna Isabella. Il talento di Ada per le scienze esatte si rivelò legata a filo doppio all’immaginazione e alla metafisica, quasi ad incarnare l’indole poetica del padre. Fu proprio lei a scoprire le potenzialità del progetto di Babbage e a profetizzarne le applicazioni nel campo della musica e del disegno.
Ecco come il contemporaneo e fantasmagorico Moving Picture di Richter sembra proseguire un ordito che affonda – con ago, filo e tecnica – nel passato, tra ricerche, calcoli matematici e poesia.
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