Lucio Pozzi SMALL LEVEL BLUEYELLOW UPFRONT (HLR), 2016 Acrilico + segatura su tela su compensato Due parti: 28,57 x 19,68 x 12 cm e 28,57 x 19,68 x 8,25
Magazzino Italian Art dedica una grande mostra a Lucio Pozzi, figura chiave dell’arte astratta del secondo Novecento. Dal 7 marzo al 23 giugno 2025, la Galleria 8 del museo di Cold Spring, New York, ospiterà qui dentro / in here, una retrospettiva del suo lavoro attraverso oltre 30 opere, a testimonianza di sei decenni di ricerca sulle infinite possibilità espressive dei linguaggi artistici.
La mostra, curata dal critico David Ebony in collaborazione con Paola Mura, direttrice artistica di Magazzino, celebra il novantesimo compleanno di Pozzi e mette in luce la varietà del suo linguaggio pittorico, sospeso tra la tradizione americana del Minimalismo e la libertà sperimentale dell’Arte Povera italiana. La sua pratica, che spazia dalla pittura all’installazione, dalla performance alla fotografia, si nutre di una tensione tra razionalità e improvvisazione, tra rigore formale e libertà espressiva.
«Presentare LUCIO POZZI: qui dentro / in here insieme con la mostra Maria Lai. A Journey to America (che rimarrà visibile al pubblico fino al 28 luglio) nel più ampio contesto della collezione degli artisti dell’Arte Povera, offre la rara opportunità per approfondire la conversazione su entrambi gli artisti», ha dichiarato Paola Mura. «Questo dialogo arricchisce la nostra comprensione dell’arte italiana dal dopoguerra a oggi, invitando il pubblico a esplorare l’interazione tra le loro opere e ad apprezzare le qualità distintive che li definiscono».
Pozzi è un artista che sfugge a definizioni univoche e ha attraversato movimenti e correnti senza mai aderire completamente a nessuno di essi. Nel suo lavoro coesistono il colore puro e l’astrazione geometrica, la materialità del gesto pittorico e la leggerezza dell’acquerello, la riflessione concettuale e il piacere sensoriale della superficie.
Nato nel 1935 a Milano, formatosi in Italia – a Roma studiò architettura e gestiva un studio di grafic design – si trasferì negli Stati Uniti a partire dal 1962, quando fu ospite dell’Harvard International Summer Seminar. Pozzi ha presentato opere video al Museum of Modern Art di New York e paesaggi ad acquerello alla John Weber Gallery di New York, considerata all’epoca il “tempio del Concettualismo”. Ha esposto a Documenta 6 (1977) e alla Biennale di Venezia (Padiglione degli Stati Uniti) nel 1980. Ha insegnato alla Cooper Union, allo Yale Graduate Sculpture Program, alla Princeton University, alla School of Visual Arts e al Maryland Institute College of Art, oltre che in altre scuole d’arte negli Stati Uniti e in Europa.
«Per la maggior parte della sua carriera, Pozzi è stato conosciuto come un artista multidisciplinare, difficilmente classificabile, che ha attraversato l’astrazione, la figurazione, la fotografia e la performance», spiega. David Ebony. «Questa mostra si focalizza sulla sua ricerca pittorica, che ha sviluppato nel corso di sei decenni, rivelando le molteplici forme che ha esplorato e i principi che hanno guidato il suo percorso creativo».
L’allestimento di LUCIO POZZI: qui dentro / in here ne esalta la versatilità e il pensiero in continua evoluzione. Tra le opere esposte figurano le sculture metalliche ELBOW ed ELBOW TOO (1963), la monumentale QUARTET (1984), e THE DARKNESS OF THE SOUL (1996) della celebre serie Rag Rug, insieme alle composizioni riduttive della serie The Level Group, ai lavori più recenti come DIASPORA (2018) e SUMSIX (2021), fino alle grandi tele astratte THE OPEN GATES OF SPRING (PERSEPHONE) e VISITATION (2023). Tra le righe del percorso, risalta la capacità di Pozzi di rinnovarsi costantemente, senza mai perdere la propria identità.
La collocazione della mostra nel contesto di Magazzino Italian Art, noto per la sua collezione di Arte Povera, suggerisce un dialogo tra il lavoro di Pozzi e artisti come Alighiero Boetti, Mario Merz, Giulio Paolini e Michelangelo Pistoletto. Se l’uso di materiali non convenzionali e l’attitudine sperimentale lo avvicinano all’Arte Povera, la sua sensibilità per il colore e la struttura lo legano alla tradizione del Minimalismo americano, in un equilibrio che è il tratto distintivo della sua opera.
«Qualsiasi combinazione di idee, materiali e processi può produrre arte, tutto dipende da come viene realizzata. Mi preme produrre un pensiero e un’emozione intensi nei termini unici di ogni singola opera che realizzo. Detesto predeterminare l’originalità, la novità, la coerenza e lo stile. Emergono a mia insaputa. Mi aspetto che gli spettatori non si chiedano cosa volessi dire, ma che ricreino l’opera mentre la osservano», afferma Pozzi.
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