In occasione del sessantesimo anno dalla scomparsa del pittore bolognese Giorgio Morandi, presso Palazzo Bentivoglio, una mostra-dossier celebra la sua figura attraverso lo sguardo di Luigi Ghirri. La mostra è realizzata grazie a opere fotografiche appartenenti alla collezione di Palazzo Bentivoglio e alla collaborazione con gli Eredi Luigi Ghirri, proponendo al pubblico una preziosa selezione di scatti confluiti nella pubblicazione omonima Atelier Morandi (1992) – ultimo lavoro in vita del fotografo – e una serie di immagini vintage, non presenti all’interno del libro e che sono oggi raramente visibili e diffuse.
L’idea iniziale dell’esposizione è stata quella di ricreare la camera da letto e studio del pittore bolognese situata nel suo appartamento in via Fondazza a Bologna nel suo assetto originale, prima di essere musealizzata attraverso l’intervento di Iosa Ghini Associati. Il “solitario di via Fondazza”, per tutta la vita, di fatto, ha dipinto fra l’appartamento in città e la villa estiva sull’Appennino, a Grizzana. È proprio fra questi due ambienti lavorativi che avviene l’incontro non diretto, eppure fortemente risonante, fra Morandi e Ghirri. Quest’ultimo, su invito di Carlo Zucchini, nel 1989 trascorre circa due settimane fra gli spazi personalissimi del pittore dopo aver visitato la camera ottica di Fontanellato: due eventi che hanno segnato la sua ricerca attorno alla fotografia e al territorio.
Fra le 26 immagini di Bologna e le 11 di Grizzana prodotte da Ghirri in quell’occasione, una selezione delle stampe relative all’appartamento in città costituisce la raccolta presentata negli spazi sotterranei di Palazzo Bentivoglio in un display progettato da Davide Trabucco. Il progetto allestivo, piacevolmente ecologico nel riutilizzo dei supporti curati da Franco Raggi per la precedente mostra su Felice Giani nelle medesime sale, traduce una pianta che richiama l’ubicazione originale di arredamenti e oggetti: osservando le fotografie, si scopre la prossemica della stanza.
I diversi supporti modulari in legno bianco divengono la base per le stampe fotografiche, mentre i feltri blu – che il pubblico è invitato a percorrere – fungono da pavimentazione della planimetria della camera-studio. Come in Moquette di Garruti, dichiarato riferimento, la sovrapposizione di diversi pannelli evoca la sagoma definita dello spazio vuoto tra gli arredi colmato dalla giustapposizione degli scatti corrispondenti, contribuendo a interiorizzare uno spazio fra restituzione quasi analitica e soggettività dell’abitare.
Ad aprire questo intimo ambiente vi sono l’immagine del cortile e della finestra che affaccia sullo stesso e più avanti, isolata, la fotografia della porta di accesso all’appartamento che conclude il piccolo percorso espositivo, circoscrivendo così quest’oasi morandiana-ghirriana.
La mostra permette di cogliere un sentire comune fra due maestri di diversa generazione che condividono le più profonde necessità del fare artistico. «Avvicinarsi alla lunga contemplazione di oggetti polverosi, di poco conto, ancora disposti secondo le ultime combinazioni studiate dal pittore, offre al fotografo un correttivo alla generale perdita di attenzione provocata dallo “sterminato emporio del moderno”», scrive Tommaso Pasquali all’interno del suo testo critico. Questa attenzione sul punto di vista dell’autore di Scandiano si completa in ultima sala con la proiezione del video realizzato nel 2001 da Maurizio Magri e Paolo Comastri, in occasione della mostra reggiana Luigi Ghirri. Antologica 1972-1992. All’interno del filmato, vi sono interventi di Paola Borgonzoni Ghirri, Gianni Celati, Arrigo Ghi, Massimo Mussini e Giorgio Messori che interpreta gli scritti di Ghirri fra cui, Una luce sul muro, racconta scoperte e riflessioni avute in seguito ai giorni trascorsi in Atelier Morandi.
La mostra Luigi Ghirri. Atelier Morandi sarà visitabile presso Palazzo Bentivoglio, a Bologna, fino al 30 giugno 2024.
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