Michel Oz, Fighting Roosters, 2022
Lo spirito di una città , crocevia di storie e culture, caratterizzata dalla sua architettura e della sua musica, dalla decadenza e dalla gloria: la mostra di Michel Oz in esposizione a Casa Argentina en Roma, ci fa addentrare in un viaggio transoceanico pur rimanendo nella distanza di alcuni passi. Fino al 30 giugno, negli spazi di Palazzo Coppedé, edificio costruito negli anni Venti dall’architetto Gino Coppedé, potremo attraversare le atmosfere di San Telmo, storico barrio della capitale argentina Buenos Aires, tra i quartieri più antichi della città , dove le vestigia coloniali sono materia ancora pulsante. La mostra, accompagnata da un libro monografico edito per l’occasione, avrà una seconda tappa istituzionale a Buenos Aires, prevista per novembre 2022.
Tutte le opere esposte risuonano di questo Melting-pot come in una murga itinerante, la cui eco si espande tra i frammenti metropolitani scelti dai muri dei quartieri non solo di San Telmo ma anche di Palermo, La Boca, Microcentro, raccolti e mescolati con altrettanti frammenti recuperati a Roma da Ostiense a San Lorenzo al Pigneto, fino a Tokyo e Berlino. «Le immagini dell’artista compiono un viaggio inverso, una genesi opposta, un salto iperbolico dalla strada alla galleria, ridando vita a pezzi di carta, che sembravano oramai defunti. Gli strappi lasciano il posto a collage creati ad hoc, su strato multiplo e usati con colori e texture che li trasformano in frammenti di significato, rianimandone il concetto e salvandoli dall’abbandono, prima che il degrado li cancelli per sempre», spiegano gli organizzatori della mostra da Casa Argentina che, inaugurata nel 1965, si occupa della promozione e della diffusione in Italia della cultura e della realtà argentina.
Artista italoargentino, Michel Oz è nato a Roma nel 1977 e, nella sua ricerca, ha lavorato con diversi media e linguaggi, dal web al collage. Nei primi anni 2000 ha fondato la piattaforma espositiva online lancioarte.com, quindi si è dedicato al perfezionamento della tecnica del collage, prelevando frammenti di manifesti dalle pareti delle metropoli di tutto il mondo, per poi sovrapporli, ibridarli, dandogli nuove forme e nuovi significati.
«L’atto artistico e l’artigiano intervento passano certo per la tecnica del collage, ma la attraversano e oltrepassano con agile salto nell’ “oltre”. C’è qualcosa di assolutamente unico nell’opera di Oz che non si esaurisce in un mero gioco di accostamenti e sovrapposizioni, non è puro processo di addizione», continuano gli organizzatori della mostra a Casa Argentina, che gode del patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Argentina. «Ogni elemento originario permane, intatto e fiero, si integra col nuovo originando qualcosa di impensato, conserva impronta del passato e traccia della sua identità  ma si plasma e rinnova nel presente».
Centrale nel percorso espositivo, l’immagine della Madonna cui Oz dedica il cuore della mostra. «Non c’è figura più vicina della Vergine – ha dichiarato Carlo Ciuffo, ideatore e curatore della sezione dedicata a questa “Superserie” – a chi soffre, a chi si è perso, e a chi cerca ristoro. La Madonna simbolo della maternità e della bontà universale». Tutti i proventi dalla vendita della “Superserie Madonne” durante l’esposizione saranno devoluti alla Fondazione Pangea che, con Reame – Rete antiviolenza per l’Empowerment e l’Auto Mutuo Aiuto, è presente per questa occasione con materiali e testimonianze.
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