Francesca Ferreri, Fino al Sole, 2021. Cartapesta, legno, sabbia, colla, rete in ferro zincato, gesso consolidato, jesmonite, pigmenti, materiale elettrico, lampadina led. Courtesy the Artist, Simóndi Gallery and Traffic Gallery
Qualche anno fa Gianfranco Marrone portava alla nostra attenzione, scrivendo, che «Viviamo in un’epoca di brutalità, reale e rappresentata, vissuta e raccontata, esperita e descritta. Lo sappiamo troppo bene, sembra non si parli d’altro. I media non fanno che rimandarci scene orribili, ci dicono di soggetti al di là del bene e del male, crudeli, spietati, inenarrabili; soggetti presenti, in angosciante prossimità. Eppure, c’è qualcosa che non torna. Da quelle stesse piattaforme, in quel medesimo vissuto, nei medesimi angoli oscuri delle nostre esistenze è tutto un brulicare di sdolcinature e zuccherosità varie, tenerezze e smancerie, buonissimi sentimenti e cuoricini a tutta forza, ciglia che sbattono, unghie smaltate con fiorellini, vezzeggiativi, sdilinquimenti, affettuosità all’ennesima potenza. I peluche sono tra noi, in noi e per noi, facciamocene una ragione». E concludeva che «Troppa brutalità e troppa affettuosità convivono in noi: manca la misura, la via di mezzo, la normalità – o quel che almeno crediamo tale, quel che vorremmo lo fosse».
La Via di mezzo, dunque. Quella Middle Way che dà il titolo alla mostra – a cura di Milena Becci, ora in corso da Traffic Gallery e realizzata in collaborazione con Simóndi Gallery – che vede le artiste Francesca Ferreri e Laura Renna avanzare attraverso il segno, la materia e la spiritualità per cercare, appunto, la Via di mezzo, che è essenza, o sostanza della vita, che trascende e, allo stesso tempo, comprende gli opposti degli aspetti materiali e degli aspetti invisibili, che si colloca quindi idealmente tra la Verità dell’esistenza temporanea e la Verità della non-sostanzialità. Sovente Francesca Ferreri esplora i processi vitali e cognitivi della materia, adottando il restauro come principio guida, espressione di cura. Consapevole che la vita stessa si evolve correggendo errori e lacune tramite l’imitazione, l’interazione e l’adattamento, Ferreri fonde materiali di scarto, oggetti e frammenti per evocare poeticamente un momento unitario in cui questi elementi riformano un tutto organico. D’altra parte Laura Renna articola la sua ricerca servendosi della scultura, dell’intreccio e dell’installazione per toccare con le sue opere temi come la memoria, la natura, la metamorfosi, e fonde il suo lavoro rivela una attitudine trasformativa, nell’intenzione di riplasmare ciò che ha perso valore e funzione e si presenta in una dimensione sospesa che lo rende spazio in potenziale.
A Bergamo il vivo e maestoso Portale di Laura Renna si apre sul fronte e sul retro per costituire un passaggio verso le sculture di Ferreri nella sala più piccola della galleria. Un attraversamento obbligato per il pubblico che scorge degli opposti che vanno dalla durezza dei pigmenti all’apparente tenerezza della lana. Nell’altro spazio svetta Long Lasting Shine, di Francesca Ferreri: una struttura verticale modulare alta più di due metri, dai colori caldi, il cui titolo richiama una forma di preghiera, un rituale propiziatorio dedicato al Sole. La potente verticalità di questo. Lavoro incontra For All, un simbolo matematico reinterpretato come simbolo di inclusione, sacra unità tra tutti gli esseri. In questa stessa stanza, a parete, i Frammenti di Laura Renna rivelano per la prima volta l’utilizzo della ceramica accostata agli intrecci di lana. Due forme organiche, la terra e la lana, di due consistenze ben diverse, che si avvicinano e si completano in un unico lavoro.
Nel percorso Middle Way la vista e il tatto sono pedissequamente accompagnati dal ricordo del processo che si svela come quella terza Verità che Tien-t’ai, fondatore di una delle più importanti scuole Mahāyāna del buddismo cinese, propose a illuminare così l’indivisibile interconnessione fra la concretezza e la spiritualità dell’esistenza.
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