Eva & Franco Mattes, Most to Least Viewed. Ph ©Melania Dalle Grave e Agnese Bedini, DSL Studio
Il 16 settembre ha inaugurato la mostra del duo artistico Eva & Franco Mattes, visitabile presso gli spazi di FMAV Fondazione Modena Arti Visive fino al 26 febbraio 2022. In occasione della prima personale italiana, il duo, conosciuto anche attraverso il loro pseudonimo 0100101110101101.
Eva & Franco Mattes, che da anni lavorano per addentrarsi sempre più nel profondo del web cercando di scoprirne i lati più oscuri, allestiscono un vero e proprio palcoscenico in cui proporre una riflessione sull’ambigua e complessa relazione tra visibile e invisibile, binomio caratterizzante di Internet. I progetti presentati sono infatti installati al si sopra di una pedana Monumento Connettivo (2022) chiamato così in onore al Monumento continuo (1969) del collettivo italiano Superstudio: mettendo insieme dei pannelli realizzati con lo stesso materiale con cui sono fatti i data base center della Silicon Valley, gli artisti hanno messo in scena le loro opere partendo da The Bots (2020). Per prima si incontra l’installazione video, nata in collaborazione con il giornalista Adrian Chen: facendo uso dell’estetica che caratterizza i video di make-up diffusissimi sulle piattaforme social, vengono riportate le esperienze dei dipendenti che segretamente lavorano per questi social. Potendo raggirare la censura fingendo di fare un tutorial di make-up, i protagonisti di questi video sono liberi di raccontare le loro storie di sfruttamento e quindi di far sentire le loro testimonianze.
Continuando il metaforico scorrimento delle opere presenti su questo feed fisico, si arriva a What Has Been Seen opera del 2017 caratterizzata dalla forte ironia che contraddistingue il mondo di Eva & Franco Mattes: un gatto impagliato fissa, molto sorpreso, il visitatore, mentre è accucciato al di sopra di una pila di microonde che contiene degli hard disk al suo interno. Questa installazione, quasi un ready made dell’era digitale, fa riferimento diretto al meme What has been seen, cannot be unseen e diventa metafora della condizione in cui molti utenti, trovandosi in modo più o meno volontario davanti a contenuti soprintendi o disturbanti, non possono fare altro che spalancare gli occhi sapendo che non potranno dimenticarsi dei contenuti che il web, con o senza il tuo consenso può mostrarti.
Ma le informazioni che circolano sul web non solo possono essere disturbanti ma diventano molto spesso veicolo di false informazioni che creano delle vere e proprie mitologie impossibili: la paura dell’essere soggetto a occhi invisibili che possono infiltrarsi nei propri dati ha dato origine a teorie secondo le quali l’unico modo per cancellare definitivamente informazioni e file sia mettere il proprio hard disk all’interno di un microonde e quindi azionarlo, così da “friggere” qualsiasi informazione. What Has Been Seen diventa un monumento commemorativo ma anche un avvertimento.
Ed è proprio intorno al concetto di monumento che ruota la mostra “Most to Least Viewed”: concretizzando quelle che sono le ricerche compiute dagli artisti sul mondo digitale, l’installazione, forzando anche il movimento del visitatore nello spazio attraverso una serie di canaline giallo flou in cui sono contenuti i fili elettrici che alimentano la mostra, porta alla luce gli aspetti che spesso non vogliono essere visti o volutamente ignorati del web. Al visitatore è chiesto di seguire questo labirinto, di perdersi, prendere paura e poi trovare un’uscita, magari con una consapevolezza maggiore dei propri limiti.
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