Martin Parr, SPAIN. Benidorm. 1997. © Martin Parr/Magnum Photos
Il Museo di Santa Caterina di Treviso ha da poco inaugurato la mostra “Natura in Posa. Capolavori dal Kunsthistorisches Museum di Vienna in dialogo con la Fotografia Contemporanea”, promuovendo così l’apprezzamento di uno dei generi pittorici più suggestivi della storia europea. Con la curatela di Francesca Del Torre, con Gerlinde Gruber e Sabine Pénot, l’esposizione di 50 opere provenienti dal prestigioso Museo di Vienna, insieme a prestiti di musei e fondazioni venete, propone un percorso nella storia dello Still Life dai suoi albori dalla metà del Cinquecento fino al suo esaurimento agli inizi del Settecento, immergendo lo spettatore nell’esuberanza della natura, nelle sue infinite gradazioni di colori e varietà di odori.
Il tragitto è infatti accompagnato, sala dopo sala, dal profumo delle spezie e dei frutti dei mercati all’aperto e delle pietanze delle lussureggianti tavole imbandite, dalla vivacità dei fiori striati nei vasi di cristallo, presto destinati a cadere. La sezione fotografica, curata da Denis Curti, riesce a evocare la realtà dell’effimero quotidiano conducendo il visitatore alla riflessione, con una raccolta di scatti di celebri contemporanei: non un compendio alla mostra ma un necessario e perfetto punto conclusivo.
La prima sezione riguarda le scene di Mercato, perfetta occasione per gli artisti di sbizzarrissi nella rappresentazione di fiori, frutti e oggetti all’interno di uno scorcio cittadino, dipinti che risultano per gli studiosi preziosissime fonti per ricostruire la quotidianità dell’epoca. Il genere, nato nell’Olanda del XVII secolo, giunse in Veneto con Lodewijk Toeput, celebre come Pozzoserrato che influenzò Francesco Bassano, di cui in mostra è esposta la meravigliosa tela de L’Estate che coniuga gli elementi e i segni zodiacali della stagione estiva con episodi biblici, nel contesto rurale della campagna veneta.
Seguono gli Interni, quando la rappresentazione dei domestici a lavoro o dei professionisti nei loro studi diventa genere autonomo con Pieter Brueghel il Vecchio, per poi trovare sviluppo nei mistici dipinti di Rembrandt, e del suo allievo Gerard Dou, di cui è esposto Il Medico, quasi miniaturiale raffigurazione del dottore in veste di alchimista che esegue una uroscopia.
Le Tavole Imbandite sono invece simbolo della ricchezza dei commercianti dei Paesi Bassi, il cui lustro maggiore divenne l’esposizione dei loro beni, pietanze e oggetti rari quali tappeti persiani, porcellane cinesi e frutti esotici, come il dipinto di Juriaen Van Streeck, Natura morta con coppa di nautilus e vaso per lo zenzero, la cui esecuzione pittorica raffinatissima sublima l’amore per gli agrumi e le essenze rare.
Le Vanitas riflettono sulla morte popolando le tele di teschi, clessidre, strumenti musicali, libri e candele, evocazioni del tempo e quindi simboli della transitorietà delle cose umane, come nel silenzioso concerto messo in atto da Evaristo Baschenis nella Natura morta con strumenti musicali. Medesimo messaggio nei soggetti della Caccia, in cui le carcasse degli animali sono emblema della caducità della vita, ma anche simbolo della ricchezza dei committenti. Quest’aspetto infatti è importante dal punto di vista storiografico per identificare i diversi metodi venatori, gli strumenti e i privilegi della caccia. La Natura morta con pesci della cerchia di Sebastian Stoskopff colpisce per sorprendente modernità, nella delineazione delle squame argentate e rossastre dei due pesci appesi a uno spago, privi di vita, su sfondo totalmente nero.
L’ultima sezione, quella dei Fiori, conduce alla meditazione sulla bellezza della creazione divina e alla grandezza dell’artista che, nella raffigurazione di specie rare e con differenti tempi di fioritura, riesci a superare la natura stessa.
La fascinazione dello Still Life è stata enorme sugli artisti contemporanei. A Treviso, la continuità del genere nel corso secoli è perfettamente sublimata nella sezione fotografica di “Natura in posa”, che racconta con forza la sua importanza, non minore delle opere del passato. Infatti I Fiori di David LaChapelle, rosa e rossi, dalla simbologia fortemente sessuale, accostati a elementi della quotidianità come confezioni di pollo e bambole distrutte dalla furia di una bambina, rappresentano esattamente quello che troveremmo in un angolo di una comune casa americana: sono la Natura Morta di oggi.
La Vanitas di Hans Op de Beeck è un apologia del bianco e nero, una natura perfettamente in posa su un tavola, disposta con logica e uniformità, il cui teschio centrale induce alla contemplazione, i vasi rimandano alle opere di Morandi, le candele e il libro agli studi dei medici dell’Olanda del XVII secolo.
Non serve ricordare le problematiche più stringenti dei nostri tempi: l’ambiente, la natura, il disastroso spreco di cibo, le scoperte scientifiche e tecniche in vista dell’estenuante e infinita ricerca dell’eterna giovinezza. Per “Natura in posa”, al Museo di Santa Caterina di Treviso, viene proposto un tragitto nella storia del gusto di un genere, in cui la Natura e la Morte sono le protagoniste. E non si poteva trovare momento migliore.
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