Paolo Chiasera, I Giardini di Sardegna Cipro Gerusalemme e Bergamo, installation view, 2014 – in progress, Accademia Carrara, 2025. Courtesy l'artista e Martina Simeti, Milano
L’avvio della nuova stagione dell’Accademia Carrara «in un momento in cui il museo, estendendo la programmazione al proprio giardino, presenta un progetto per il prossimo autunno incentrato sulla relazione tra arte natura, guardando tanto alla tradizione e alle sue collezioni storiche, quanto al presente», spiega Maria Luisa Pacelli direttrice Fondazione Accademia Carrara e co-curatrice della mostra, si accompagna al nome di Paolo Chiasera.
I suoi Orti Tintori, racconta, «prevede la crescita in due siti dei giardini della Carrara di piante tintorie collegate ai pigmenti utilizzati nei dipinti presenti nella Collezione. Le specie individuate dopo uno studio sui pigmenti naturali correlati con il museo sono la Reseda Luteola e la Rubia Tinctorum. Da queste piante si ricavano il giallo arzica e la lacca di garanza, fondamentali per la pittura italiana fino al 1700, ma ormai sostituiti da prodotti chimici similari. Come auspicio alla futura raccolta per ciascun sito è interrato un piccolo bronzo rappresentante una specie antica di patata che richiama le figurine sacre femminili di epoca matriarcale studiate dall’archeologa lituana Maria Gjmbutas».
Come è solito fare dal 2014, Chiasera all’interno dell’istituzione bergamasca ha allestito I Giardini di Sardegna, Cipro, Gerusalemme e Bergamo, una pittura a olio di grandi dimensioni che prende la forma di una sorta di architettura mobile, dove l’arte si fa mimetica della natura, per accogliere sulla sua superficie le collezioni museali che incontra, nello specifico le opere di Guercino, Andrea Fantoni, Carlo Antonio e Giulio Cesare Procaccini. L’installazione accoglie il visitatore come un teatro delle meraviglie, agendo su diversi piani dell’intreccio di arte e natura: gli elementi vegetali e minerali, trasformati in pigmenti, danno rappresentazione della natura da cui provengono, con un complesso gioco di specchi dove la pittura e lo spazio del museo rendono eterna la bellezza fuggevole del giardino.
Se all’interno assistiamo alla «mimesi pittorica che finge la natura nello spazio dell’arte», all’esterno, ne i Giardini PwC, ci troviamo in «presenza della natura stessa come componente viva e costitutiva dell’opera» spiega Elena Volpato, co-curatrice della mostra, sottolineando come i due interventi siano «in dialogo rovesciato, come in un gioco di specchi».
Orto tintorio di Bergamo, questo è il titolo dell’installazione, è stata realizzata seminando due piante storicamente utilizzate per la produzione di pigmenti pittorici. In prossimità della semina, per propiziarne la crescita, è stato interrato un piccolo bronzo segnalato da due stendardi dipinti a olio su tela, realizzati con pigmenti ricavati dalle stesse essenze.
Sergio Gandi, assessore alla Cultura Comune di Bergamo, accoglie il coinvolgimento di Paolo Chiasera e la collaborazione con Landscape Festival – in programma a Bergamo fino al 21 settembre – come la testimonianza «dell’impegno di Accademia Carrara nel creare legami con il territorio, oltre a una particolare attenzione per temi che, a partire dalla riflessione sul passato, coinvolgono attivamente il nostro presente. La Carrara si conferma così una istituzione attenta alle dinamiche che attraversano la società, consapevole di come la forza del suo ruolo civico si alimenti di linguaggi e ritmi contemporanei. Il Museo e il suo Giardino diventano luoghi così sempre più inclusivi e ricchi di cultura».
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