Veduta della mostra con le opere LUDI di Fulvio Morella e Franco Mazzucchelli ©Francesca Piovesan, Courtesy gli artisti e Cramum
Fino al 16 ottobre, presso Palazzo Lombardia, sede istituzionale della giunta regionale, a Milano, sarà possibile visitare la mostra LUDI – L’arte è un abbraccio, esposizione concepita come un dialogo tra Franco Mazzucchelli e Fulvio Morella, a cura di Sabino Maria Frassà. Un vero e proprio percorso comune, che nasce da un’attenta riflessione sul concetto di ludus, termine latino che indica il gioco e l’apprendimento, secondo cui il gioco non è solo svago ma anche crescita, formazione e, soprattutto, occasione d’incontro. A tal proposito, è opportuno sottolineare come il progetto rientri nelle numerose iniziative promosse in occasione delle imminenti Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano-Cortina 2026, una manifestazione sportiva di rilevanza globale che offre lo spunto per intrecciare nuove relazioni tra sport, arte e cultura.
Il rapporto instaurato tra Mazzucchelli e Morella richiama, per spirito e intenzione, la storica collaborazione tra Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat. I due artisti americani, infatti, nel 1985 in occasione delle Olimpiadi di Los Angeles collaborarono nella realizzazione dell’opera Olympic Rings per celebrarne i valori universali d’inclusione e fratellanza. Mentre Warhol e Basquiat rileggevano, attraverso una visione sovversiva, i celebri cinque cerchi, Mazzucchelli e Morella scelgono di adottare la figura dell’ovale come simbolo di condivisione, collaborazione e superamento dei limiti.
Come spiega il curatore Frassà, LUDI, la figura ovoidale ideata da Fulvio Morella, è una forma-simbolo composta da quattro ellissi concentriche inclinate, un manifesto artistico che condensa la visione dell’arte come pratica relazionale e inclusiva. Questa forma non nasce da una semplice ricerca estetica ma rappresenta un gesto carico di significato, capace di tradurre il concetto di ludus in un linguaggio universale. Da questa idea prende vita la poetica del gioco in cui l’arte diventa spazio di condivisione e relazione, dove la parola si fa materia, anche grazie all’utilizzo dell’alfabeto braille, che diventa ponte e codice tra mondi diversi.
I lavori in mostra coinvolgono direttamente lo spettatore che diventa parte attiva del gioco artistico. Emblematica, in tal senso, la scelta di non voler apporre vicino alle opere le didascalie, tantomeno consigliare un percorso da seguire: il pubblico è invitato ad attraversare in autonomia l’ambiente.
Il dialogo tra i due artisti lombardi, nato da un confronto durato due anni, si traduce in risultati differenti ma complementari. Mazzucchelli attraverso i suoi gonfiabili in PVC, leggeri e immobili, e Morella, attraverso il ciclo inedito Blind OP in cui fonde l’arte optical con la scrittura braille, dando vita a un’esperienza visiva e tattile. Partendo da una matrice comune, i due elaborano personali visioni poetiche, variazioni sul tema che incarnano i medesimi valori. In entrambi i casi, però, l’opera prende vita solo nel rapporto con chi la vive, la tocca e l’attraversa.
Oltre ai dipinti, la mostra presenta anche due particolari sculture coniche, realizzate attraverso un lavoro manuale condiviso. La prima, dal titolo Patroclo, è costituita da un cono in PVC realizzato da Franco Mazzucchelli in cui si incastrano cinque anelli concentrici di diverso diametro realizzati in legno di amaranto da Morella. Sui cerchi, che richiamano il logo adottato dai Giochi nel 1914, Morella incide utilizzando la scrittura braille i versi di alcuni premi Nobel: Gordimer, Neruda, White, Tagore e Montale. Questi frammenti poetici invitano a meditare sul valore della solidarietà, della fratellanza e sull’apertura verso il prossimo. Il titolo è un omaggio al celebre eroe omerico Patroclo, compagno di Achille, che rinuncia alla propria gloria personale indossando l’armatura dell’amato per ingannare l’esercito nemico. La scelta di sacrificarsi lo trasforma in una delle figure più alte e struggenti dell’Iliade, diventando l’emblema dell’eroe generoso, colui che incarna i principi fondamentali che da sempre contraddistinguono lo spirito olimpico e paralimpico.
Nella seconda opera, anch’essa caratterizzata dalla presenza di un cono in PVC che richiama idealmente le cime delle montagne destinate a ospitare le prossime Olimpiadi invernali, l’apporto di Morella si manifesta all’interno della struttura. Alla base, su una superficie specchiante, è posizionata una sfera ovoidale simile a una biglia che rievoca i giochi dell’infanzia. Entrambi i lavori sono il frutto di un percorso svolto insieme, di un’esperienza condivisa, in cui amicizia e creatività si fondono, trasformando la collaborazione tra gli artisti in un invito a riscoprire la gioia del gioco come esperienza di connessione e fonte di bellezza. In definitiva, racchiudono e descrivono l’essenza stessa dell’intero progetto.
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