Angelo Mosca, Facile dipingere bene un muro, difficile dipingerlo male (dittico), 2010 olio su tela 30x40, veduta della mostra, 480 Site Specific, Napoli, 2024 © Danilo Donzelli Photography
A Napoli, negli spazi di 480 Site Specific di Luca Piciocchi e Gabriella Pascale, sarà visitabile fino al 4 marzo la mostra Memorie di uno sciagurato, antologica pittorica di Angelo Mosca che, per la home gallery, ha scelto 20 opere che compendiano la sua carriera artistica e il suo rapporto personale con questo medium.
Fortemente intuitiva, la pittura di Mosca si addensa e si stratifica come nel caso dei Ritrovamenti, tre tele pensate come dei veri e propri rinvenimenti antichi, inventariati e catalogati, dove la composizione dei soggetti si risolve in un elogio alla storia della pittura stessa. Raggrumato e colante come in Drain off, a volte il tratto riporta la traccia di ricordi e memorie come in Complementari sporchi, dove la tela, come lascia intendere il titolo, viene sporcata con colori complementari: sette frammenti ritagliati da una tela più grande sono allestiti in successione, diversi i soggetti dipinti, alcuni sembrano autoritratti di Mosca altri dei paesaggi di Bergman. Il ricordo diventa ancor più evidente nelle pitture stemprate e diluite di Un giorno in barca, due tele dalla prospettiva fotografica, e in reflect, uno scorcio dallo studio dell’artista che si riflette sul fiume Tamigi realizzato durante il soggiorno a Londra nel 2012.
Attraverso questa selezione per la mostra di Napoli, Angelo Mosca mette in scena un percorso che, attraverso punti salienti della propria produzione, racconta l’evoluzione della sua relazione con il colore lungo un arco temporale ampio, dal 2006 al 2022. Proprio il colore, infatti, è il centro da cui si dipana la riflessione dell’artista che, nato a Chieti nel 1961 e laureatosi in comunicazione, ha iniziato a esporre dagli anni ’90. In sintesi «L’artista pensa con gli occhi e ragiona con le mani». Questa frase emblematica, estratta dal nuovo numero della Rivista accappella, che accompagna la mostra con testi di Arianna Rosica, Alberto Mugnaini e dello stesso Mosca, dà il là a un’ulteriore considerazione: dal ragionar consegue anche lo sporcarsi delle mani, con pennelli e tavolozze, come nel caso del piatto/tavolozza dal titolo sculture domestiche opera n° 13.
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Interessante cammino dell' artista attraverso i colori che ritengo siano unici ed esaltanti a tratti sfuocati e indecifrabili ma che contengono e rappresentano il fulcro di unicita' di un cammino in crescita ed esaltante.! Rinaldo