Minjung Kim , Ripetizioni, Robilant+Voena
Cosa significa meditare? Quando l’arte diventa cura? Come si racconta l’immensità del mare e delle montagne? Presso la Galleria Robilant+Voena, visibile fino al 30 maggio 2025, prende corpo Ripetizioni, un progetto espositivo che racconta i lavori di Minjung Kim con gentilezza e lentezza. La mostra ci accompagna in mondi intimi, silenziosi, leggeri, dove le opere sembrano respirare: viaggi delicati, sospesi, fatti di pause e silenzi.
Attraverso un rigore compositivo quasi ascetico, le opere assumono le sembianze di un corpo sottile e stratificato, costruito strato su strato con migliaia di lembi di carta Hanji, carta di gelso bruciata, tagliata e sovrapposta. Corpi su corpi si formano montagne, oceani, geografie polimorfe e gradienti di colore.
Ogni lavoro riflette una tensione viva tra polarità opposte: ordine e caos, gesto e controllo, Oriente e Occidente. Le opere di Kim sono narrazione di un viaggio, o meglio di un incontro, di una sovrapposizione di geografie. Da un lato, la delicatezza della calligrafia e della pittura orientale; dall’altro, l’eco dell’arte occidentale, astratta, pop, vibrante, che si esprime in forme e plurime cromie.
Il risultato è una poetica visiva in cui il tempo rallenta, si dilata, si lascia attraversare. Le opere appaiono sospese, a metà tra mare e montagne, tra il ciclo della vita cellulare e quello vegetale. L’inchiostro nero diventa principio calmante, mentre la carta sottilissima si fonde con la fuliggine, dando vita a un’energia sacrale, karmica e meditativa.
Tra i lavori più emblematici, due opere della serie Phasing, recentemente acquisite dalla Tate Modern, mettono in scena una dialettica profonda tra impulso e riflessione: calligrafie istintive si alternano a tracciati meditativi, sigillati da bordi bruciati che evocano fragilità e trasformazione.
Questa mostra è un invito alla quiete, alla pazienza, alla riscoperta del ritmo nascosto delle cose. Una pausa contemporanea nel caos urbano di Milano, in perfetta sintonia con la visione dell’artista: «Tutte le cose cambiano incessantemente, e questa sottile ma inarrestabile alterazione dovrebbe essere compresa ed espressa attraverso la non-azione». Il tutto diviene un viaggio silenzioso, che si muove in equilibrio tra caos e ordine, forma e vuoto, lasciando spazio alla contemplazione e al respiro.
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