In occasione di Artefiera 2023, il collettivo {[(etica)estetica]anestetica} con Isapamois cura “EuCarestia-No Food Tomorrow”. Contemplativa e provocatoria, la mostra stimola un dialogo critico su tematiche oggi essenziali che vedono nell’Europa e nelle sue strategie (EU Green Deal e Farm To Fork) un ruolo cruciale: dalla sicurezza alimentare globale alla crisi climatica.
L’installazione “EUcarestia”, che illumina Piazza Verdi per tutta la durata della mostra, nasce dalla scomposizione e dall’analisi dell’omonima parola – di cui Isapamois, l’artivista inglese, con un muraled bi colore ne sottolinea la duplicità di significato – con il preciso intento di attivare una riflessione sulla possibilità di una carestia in Europa.
All’interno della mostra il collettivo {[(etica)estetica]anestetica} ha realizzato grazie alle competenze di TRAMA Creative Studio e con la collaborazione del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, una serie di NFT realizzati al microscopio. Inseriti all’interno di architetture simbolicamente sacre, come un trittico di tabernacoli – “NFTryptic” – e un confessionale – “coNFTessional” – questi NFT rappresentano l’acronimo No Food Tomorrow. Nascono dall’analisi, microscopia appunto, di alcuni cibi base della dieta mediterranea che soffrono della perdita di biodiversità e che altresì hanno un forte valore simbolico nella cultura cristiana: Olio, Vino, Grano e Acqua di Mare, tutti provenienti dal Comune di Pollica, guida del coordinamento delle Comunità Emblematiche della Dieta Mediterranea UNESCO. La riflessione parte da qui, dice Sara Roversi, Presidente del Future Food Institute, perché «tutto questo patrimonio culturale e naturalistico va protetto e tutelato, ma soprattutto può diventare una vera e propria piattaforma per la formazione umana integrale che proprio dai valori essenziali deve partire».
Andrè Guìdot, fondatore del collettivo ma anche regista dell’installazione presentata a Bologna, evidenzia, con sensibilità e attenzione, un aspetto fondamentale non solo nell’approccio alla mostra ma del vivere Mediterraneo, ovvero la cura: «La cura per qualcosa che riteniamo scontato e che potrebbe non esserlo in futuro merita uno sforzo contemplativo. Il cibo, la religione e l’arte hanno il grande potere di meravigliare, stupire, e al tempo stesso far riflettere. L’estetica più profonda della natura del cibo, emersa dalle bellissime immagini ottenute al microscopio, ha valenze astratte e matematiche che elevano l’immagine del cibo ad arte. Noi creativi abbiamo il dovere sociale di contribuire al dialogo tra coloro che possono guidare il cambiamento».
Appare dunque tanto urgente quanto doveroso guardare al patrimonio materiale e immateriale di un ecosistema unico al mondo, come il Mediterraneo, anteponendo la sacralità alla quotidianità. Come risorse preziose, simboli e rituali da preservare e tramandare alle future generazioni.
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