Categorie: Mostre

Un viaggio fotografico nella Venezia di Matthias Schaller

di - 7 Aprile 2025

La Casa dei Tre Oci —oggi sede del Berggruen Institute Europe a Venezia— prende il proprio nome dalle tre ampie finestre che si aprono sulla sua facciata: tondi occhi rivolti verso il Canale della Giudecca, che ne hanno dettato la fama e che ancora oggi la caratterizzano. È perciò significativo che proprio qui, lo scorso 5 aprile, abbia inaugurato la mostra Controfacciata, personale del fotografo di fama internazionale Matthias Schaller (Dillingen an der Danau, 1965) a cura di Mario Codognato.

L’esposizione presenta infatti una selezione di ventotto fotografie realizzate a Venezia, che ritraggono il caratteristico elemento architettonico detto “controfacciata”: lo spazio del portego, ovvero l’ampio salone centrale al piano nobile dei palazzi della città. Questo luogo costituiva, nei secoli di splendore della Repubblica Serenissima,  il cuore economico e sociale dei palazzi patrizi e delle case-fondaco e, grazie alle ampie finestre affacciate su canali e calli, anche uno spazio estremamente luminoso dove riunirsi.

Matthias Schaller, Controfacciata (2025), Berggruen Arts & Culture, Casa dei Tre Oci, exhibition view, foto di Massimo Pistore.

Incuriosito da questi saloni in bilico tra interno ed esterno, dove riflessi cangianti si muovono sui pavimenti incerati, Schaller si dedica ad una vera e propria indagine fotografica. Palazzo Diedo, Mocenigo, Malipiero, Ca’ Corner della Regina, ma anche la Basilica di San Marco e molti altri celebri edifici veneziani si susseguono così in una serie di attenti scatti nelle stanze della Casa dei tre Oci: sempre colti dalla stessa prospettiva, con un punto focale inondato di luce e gli arredi, i soffitti e i pavimenti sprofondati nella penombra.

Il processo seriale —quasi maniacale, nella sua precisione— che qui riscontriamo è caratteristica fondante del lavoro del fotografo tedesco. Come spiega infatti l’artista stesso in un’intervista pubblicata nel catalogo della mostra, edito da Marsilio Arte: «Se fotografassi una sola tavolozza o un solo teatro, perderei la possibilità di mostrare il confronto, che è il cuore della mia ricerca. Il mio obiettivo è far emergere somiglianze e differenze, e questo richiede una moltitudine di immagini. (…) Il mio modo di guardare il mondo è attraverso il confronto e la serialità. Un’immagine singola non riesce a raccontare ciò che voglio esprimere».

Questo approccio tassonomico alla fotografia non può che derivare dalle origini tedesche di Schaller, innegabilmente influenzato da maestri quali August Sander e i coniugi Bernd e Hilla Becher, che hanno fatto della catalogazione visiva il loro tratto distintivo.

Matthias Schaller, Controfacciata (2025), Berggruen Arts & Culture, Casa dei Tre Oci, exhibition view, foto di Massimo Pistore.

Ma questo modus operandi, si mescola, negli scatti di Schaller, ad una sorta di languido e avvolgente romanticismo: una vena poetica che ci fa guardare alle sue fotografie non come ad una documentazione in serie, ma piuttosto come ad un’indagine di tipo umano ed emotivo. Secondo l’artista, questo continuo tentativo di assorbire la bellezza del mondo attraverso la propria fotocamera deriverebbe dalla sua lunga permanenza in Italia, paese che ha a cuore e che si fa spesso protagonista dei suoi libri e delle sue mostre. Di ciò è un esempio lampante la serie Fratelli d’Italia: fotografie dei teatri del Bel Paese, realizzate da Schaller in un intenso viaggio dalle Alpi alla Sicilia.

Nel caso di Controfacciata, lo studio dei palazzi veneziani diventa perciò un qualcosa che va oltre alla mera documentazione: è una maniera di riconnettersi a chi quelle sale le ha abitate e vissute, nonché alla contemporaneità di Venezia, una città che sempre di più viene abbandonata dai residenti. Schaller, con questa serie, ci parla della città stessa come corpo spettrale, sempre più svuotato dei suoi abitanti e trasformato in superficie ottica per lo sguardo turistico. L’atto fotografico diventa in questo modo un tentativo di ritrovare la presenza nella ripetizione, di evocare il soggetto attraverso l’assenza sistematica.

Matthias Schaller, Controfacciata (2025), Berggruen Arts & Culture, Casa dei Tre Oci, exhibition view, foto di Massimo Pistore.

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