Categorie: Musei

20 milioni per un Musée d’Orsay più grande. Coronavirus permettendo

di - 17 Marzo 2020

Si chiama “Orsay Grand Ouvert”, Musée d’Orsay spalancato – un titolo che adesso suona un po’ tra l’ironico e il macabro – il progetto che è stato avviato il 5 marzo grazie alla donazione milionaria avvenuta in forma anonima dall’America. Il pubblico statunitense ha dimostrato da sempre di essere particolarmente interessato alla collezione del museo parigino e lo confermano anche le cifre: lo scorso anno i visitatori provenienti dagli States sono stati 700mila su un numero complessivo di 3 milioni e 600mila. Un dato sottolineato anche da Laurence De Cars, direttrice del Musée d’Orsay e del Musée de l’Orangerie: «Storicamente gli americani sono stati i primi a interessarsi all’impressionismo».

E lo sono ancora: fra il 2016 e il 2019 due collezionisti statunitensi Marlene e Spencer Hays, hanno donato al museo una serie di opere datate tra la fine del XIX secolo e i primi anni del XX, con l’obiettivo di far rientrare in patria delle tele che provenivano dalla Francia. Più di 600 capolavori portano la firma di artisti come Amedeo Modigliani, Henri Matisse, Édouard Vuillard e Pierre Bonnard, riunendo una collezione notevole che i francesi non ricevevano dai tempi della Seconda guerra mondiale.

Anche il misterioso benefattore sarà stato mosso da questa forte passione per l’arte. Con la sua offerta, corrispondente a 20 milioni di euro, ha reso possibile la modernizzazione di un museo che non avrebbe avuto abbastanza fondi per realizzare il progetto, visto il deficit economico con il quale la Francia sta facendo i conti.

Il programma di questa riqualificazione prevedrà l’apertura di un’ala dell’edificio che ospiterà proprio la collezione degli Hays. L’idea principale, però, è quella di creare un centro di ricerca specializzato nel periodo al quale il museo è dedicato, che va dal 1848 al 1914. Il luogo che ospiterà tutta la documentazione e il materiale necessario sarà aperto in prossimità del Musée d’Orsay, al 29 di quai Voltaire, e sarà a disposizione di studenti e ricercatori provenienti da tutto il mondo. Grazie al trasferimento di questi materiali, il Musée d’Orsay avrà spazio a sufficienza per la creazione di un Education Center al quarto piano. Un’area destinata alla didattica e ai giovani, in cui sarà possibile praticare l’arte e l’insegnamento.

«Tutto ciò va oltre la questione dell’esposizione della collezione. Vogliamo compiere la nostra missione in modo più moderno e completo. I visitatori non si aspettano più che un museo esponga solo opere d’arte, ma che offra un’esperienza completa», ha dichiarato Des Cars al New York Times.

La donazione dell’americano misterioso non copre l’intero costo del progetto Orsay Grand Ouvert, ma renderà possibile gran parte della sua realizzazione in tempi rapidi con la previsione di un completamento entro il 2026. Coronavirus permettendo.

Laureata in storia dell’arte con specializzazione in ambito contemporaneo all’Università La Sapienza di Roma. Durante la sua formazione ha studiato presso l’Universidad de Sevilla e Université Paris Sorbonne IV. I suoi studi si sono concentrati sull’arte andalusa contemporanea, sull’arte contemporanea femminile e gender studies. Ha svolto ricerche nell’archivio parigino AWARE, Archives of Women Artists, Research and Exhibitions, un'associazione co-fondata nel 2014 e diretta dalla celebre curatrice Camille Morineau. Tra il 2014 e il 2016 ha scritto per The Walkman Magazine e dal 2019 collabora con Exibart. In questi anni si è occupata di progetti di curatela come assistente di galleria e ha partecipato al Workshop Narrare per immagini al MAXXI e al progetto I had a dream, organizzato nel 2018 dalla Moleskine Foundation, insieme al curatore Simon Njami presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma.

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