MAUTO, Spazio Design
Forse è una specie di destino che Torino abbia sempre in qualche modo a che fare con l’automobile. O forse è un po’ come l’angelo della storia di Walter Benjamin che guarda al passato per volare verso il futuro, chissà. Fatto sta che il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile di Torino si sta sempre più configurando come museo realmente contemporaneo, forse anche più di altre istituzioni – in terra sabauda e non – che hanno come naturale e dichiarata missione la contemporaneità.
Al MAUTO, oggi come sempre, ci sono le automobili ma, ormai da qualche tempo, l’idea delle commistioni, delle contaminazioni con altre discipline e ambiti della cultura, dell’arte e del sapere, sta diventando una linea guida – è il caso di dirlo – decisamente distintiva delle mostre e degli eventi ospitati, così come delle nuove sezioni del museo, da poco inaugurate. Ne nasce una dimensione museale molto moderna e attuale, in cui l’automobile è oggetto ma anche soggetto, punto d’incontro di determinazioni sociologiche, eventi culturali e storici, guardando al passato e alla storia ma anche al futuro e al domani, in modo non banale.
Insomma, l’automobile è – qui – il punto nevralgico in cui si incontrano istanze tra loro anche molto diverse. E così ti trovi a passeggiare per un percorso espositivo che va dai primi modelli di Leonardo all’AI, dal design all’arte contemporanea, dalla DeLorean di Ritorno al futuro alle opere della Collezione Sandretto, fino ai lavori pensati ad hoc da artisti come Cristian Chironi e Robert Kuśmirowski.
Non poteva perciò mancare, in questo intenso dialogo con le varie forme culturali in trasformazione, la nuova sezione del museo dedicata al design, appena inaugurata.
La sezione si configura come una riflessione dinamica tra due modi di concepire il design: il car design e il product design. E qui, fatto salvo il divertimento e la fruibilità della visita all’esposizione, si apre subito una questione squisitamente concettuale. Car design e product design sono la stessa cosa o sono solo simili? Si situano in luoghi diversi della geografia (tendenzialmente, il primo a Torino e il secondo a Milano) e dello spirito del tempo? Oppure si incrociano e sono destinati a contaminarsi l’un l’altro sempre più?
Sulla linea di questa riflessione, la sezione dedicata al design è situata al secondo piano del museo e si divide in due parti. La prima è dedicata alle mostre temporanee e monografiche, la seconda, appunto, al product design.
La prima mostra temporanea di questa sezione parte subito in grande, è dedicata alla Ferrari e sarà visitabile fino all’8 marzo 2026. Realizzata in collaborazione con il Centro Stile Ferrari e i Musei Ferrari, la mostra ospita undici modelli di automobili realizzate dal 2010 al 2025, selezionati tra gli oltre 70 presentati in questo lasso di tempo a Maranello. Sono quindi in mostra alcuni dei modelli più innovativi esistenti, tra lusso e auto da corsa, tutti pensati secondo un modo di concepire l’automobile in cui l’estetica si sposa perfettamente alla funzionalità.
La seconda sezione, invece, è permanente e, pur avendo sempre al centro l’automobile, sposta l’attenzione al dialogo con il product design. Tra una lampada eclisse e un vassoio King Kong, i modellini di auto, con disegni e immagini, si alternano ad altri prodotti di uso quotidiano, in un gioco in cui bellezza e familiarità si interfacciano in una sorta di euritmica teoria di linee, segni, colori.
Tra le due sezioni dello spazio al secondo piano, si apre, poi, una specie di grande catalogo a parete, consultabile dal pubblico e corredato da alcune interviste video ai maggiori designer automobilistici degli ultimi decenni (peccato non ci sia tra loro neppure una donna). Ne nasce una sorta di archivio del pensiero visivo destinato alla creazione di oggetti funzionali, per dir così, in cui i nomi più famosi del car design di sempre si trovano a dialogare l’uno con l’altro, da Giugiaro a Gandini e via di questo passo.
Provando a rispondere, ora, alla domanda circa il rapporto tra product e car design, viene alla mente un mutamento concettuale e tecnologico (le due cose non necessariamente in quest’ordine), che è però empiricamente osservabile nelle automobili più moderne e, probabilmente, sarà sempre più evidente in quelle che vedremo nel futuro prossimo.
Pensiamo ai primi quadri futuristi o a Metropolis di Fritz Lang. Se nella prima rivoluzione industriale e poi nella seconda, che vide il moltiplicarsi e il diffondersi dell’uso dell’automobile anche a livello popolare, come la storia di Torino insegna, l’automobile era di fatto concepita come una “macchina”, i modelli attuali e futuribili sembrano piuttosto rientrare nella più complessa e contemporanea categoria di dispositivo.
Le differenze tra i due termini e le due idee sono molte, a livello sociologico, concettuale e prima di tutto esperienziale. Sono così tante, che sarebbe difficile elencarle e analizzarle tutte in modo soddisfacente in questo luogo. E tuttavia, a pensarci, lo scivolamento tra car design e product design, alla luce di questi mutamenti, appare molto logico e conseguente.
Trarre delle conclusioni profonde in questa sede non è possibile. Ma certo è interessante pensare quanti stimoli possono nascere dalla visita di un museo ben curato e costruito, e quanto lontano possano portare le riflessioni che suscita.
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