Questo incipit non voleva certamente assumere i toni
malinconici di cui si colora mentre apprendiamo della scomparsa di Peter
Christopherson (Leeds, 1955 – Bangkok, 2010). Oltre che esser stato un
membro fondatore dei TG, Sleazy – come
veniva soprannominato – ha contribuito all’avanzamento del panorama musicale
con progetti quali i Coil e gli Psychic TV senza perdere la
vena sperimentale e l’imprinting industrial, portandosi dentro un gene
innovatore e mai stanco di oltrepassare i limiti.
I Throbbin Gristle, ospitati all’interno della ottava
edizione del Gender Bender festival, sarebbero dovuti approdare a
Bologna per l’unica data italiana del loro tour. Usiamo il condizionale perché
un concerto c’è stato, ma la formazione, da poco “orfana” di Genesis P-Orrige,
che lascia il gruppo a fine ottobre, non ha voluto usare il nome che li ha resi
celebri a favore di un amaro X-TG – Ex Throbbing Gristle.
Chi decide di affrontare una simile esperienza non può
certo dimenticare i trascorsi dei componenti il gruppo, il loro passato
azionista, il loro background nelle arti visive. “Sputa. È la mia faccia. I
buchi nei corpi ci sono solo per inserirvi delle cose. Fiammiferi
bruciano le unghie delle mani, ne fanno sentire il dolore. Tutto è minaccia,
segretezza. Si deve portare in prima fila l’informazione e togliere lo
spettacolo”, scrive P-Orrige nel 1975 quando ancora divideva l’esperienza
di CUOM con Cosey Fanni Tutti.
Senza voler sottolineare quanto queste parole hanno in comune con l’atmosfera
bodyartistica coeva, tali affermazioni sono sicuramente inequivocabili
dichiarazioni di poetica.
Gli X-TG, ovvero il restante trio formato da Cosey Fanni
Tutti, Peter Christopherson e Chris Carter, offrono al pubblico accorso
uno spettacolo decisamente diverso dagli esordi, ma non per questo meno
interessante. Rumorismo elegante, sperimentazione consolidata da anni di
intese, una finestra aperta sul futuro da arzilli cinquantenni.
Per niente ossidati, i tre si spalleggiano continuamente,
alternando i ritmi sincopati e i suoni acidi degli strumenti di Christopherson
(che utilizza indistintamente lo scheletro di un ventilatore, il teremin e
l’iPad), i lunghi loop e le basi di Carter con il basso e i fiati di Cosey.
Orchestrazione che loro stessi confessano di provare per la prima volta
annunciando, ingenuamente, al termine del primo pezzo: “This is the first
XTG song”.
Uno spettacolo godibile che non lascia delusioni, anzi
permette, vista la sede teatrale e la delicatezza del trattamento sonoro, di
apprezzare il virtuosismo e gli scatti di vigore. Non manca una chiosa che
lascia il segno nei padiglioni auricolari, colmi di ebrezza fino al giorno
successivo.
Per finire lasciamo la chiosa, a mo’ di epigrafe, alle
parole di P-Orrige che risponde a chi gli dava degli intellettuali: “Credo
che se fossimo intellettuali piaceremmo agli studenti. Invece loro dicono che
siamo primitivi. E lo siamo. Dicono anche che facciamo molto rumore e qualche
volta è anche vero. Però voglio inserire questa citazione: abbiamo reso il
rumore rispettabile” (Frigidaire, aprile 1981).
decibel – suoni e musica elettronica è un
progetto a cura di alessandro
massobrio
[exibart]
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