I lavori presenti da Dina Caròla confermano l’attuale fase dell’artista di allontanamento dalle forme definite in una rarefazione incessante della realtà ed un approdo invece verso una dimensione spirituale dove le cose cominciano a perdere differenze e definizioni per risolversi nell’unità. La Sedmach afferma: il mio scopo è quello di fermarmi prima che il dipinto assuma la forma del paesaggio; il colore contiene la totalità dell’universo.
I dipinti in acrilico su tela si presentano come sovrapposizione di strati di colori tenui la cui modulazione determina la luce e il gioco evocativo delle forme.
Per comprendere l’intensità e il senso di queste opere non ci aiuta di certo l’astrattismo in quanto per la Sedmach la realtà è un punto di partenza, da trascendere, da sondare senza i veli dell’apparente, ma è pur sempre uno specchio nel quale riflettere i propri sentimenti, né tanto meno l’informale con il suo accento sulla pittura quale strumento e fine stesso dell’opera.
Piuttosto mi è venuto in mente un dipinto di Gerard Richter dal titolo “Corsica” che suscitò molto scalpore lo scorso anno perché battuto ad un’asta di Christies per diversi miliardi, nel quale si intravede la stessa tensione alla dissolvenza e alla attenuazione dei contrasti cromatici evitando però i salti nell’irrealtà e nell’astrazione. Per non parlare della pittura paesaggistica cinese del XI, XII e XIII secolo che sulla corrispondenza tra forme esteriori e vita interiore ha costruito una grande tradizione artistica.
Il presentare opere molto simili tra loro, oltre ad una riconosciuta coerenza artistica, lascia intravedere, una volta esaurito questo filone creativo, una nuova tappa di un percorso evolutivo.
Interessante anche la valutazione delle opere che va da gli otto milioni per i lavori più piccoli fino al “picco” dei venti milioni per un lavoro di quattro metri di lunghezza.
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"il mio scopo è quello di fermarmi prima che il dipinto assuma la forma del paesaggio; il colore contiene la totalità dell’universo".
Abbinando queste sublimi parole alla sua Arte viene stimolato il mio sentimento romantico.
Penso a Novalis, a Shelley e a Pierluigi Lavagnino.
Sono debitore a chi mi salva dalla misantropia.
Ciao, Biz.