Il primo febbraio è stata inaugurata allo Studio Trisorio la mostra di Camillo Ripaldi.
Si tratta della prima mostra personale dell’artista, del quale Laura e Lucia Trisorio hanno percepito lo spessore.
Nelle foto di Camillo, montate su supporto metallico, appaiono realtà filtrate dalla telecamera e immortalate fotograficamente.
Il suo è un occhio che entra nella realtà quotidiana, nelle strade, si posa sugli oggetti, spia e filtra scenari dai colori accesi, scissi dal dispiegarsi delle sue
Il luogo da lui prescelto è Napoli, una città densa e intensa. Pregna di tradizioni, di retroscena, di verità esilaranti e drammatiche. Una città accesa come i colori delle sue foto.
Vari gli oggetti (pentole, frutta, suppellettili, posate, ecc.) e gli scenari (partenopei) su cui ha fissato la sua attenzione.
Quando ad essere immortalati sono gli oggetti, la foto risulta frammentata. L’immagine viene ripetuta più volte. Quasi a dire che si tratta di una realtà come tante eppure unica. Sempre la stessa realtà, che si ripete e che può essere solo e soltanto quella. Il rimando a Warhol è immediato.
Un pop poetico, una realtà energizzata. Come frame di video musicali o pubblicitari, le immagini vibrano, dialogano, mostrano quel più che in pochi percepiamo, eppure così vivo nello scenario napoletano. E napoletano è
In questa personale allo Studio Trisorio presenta venticinque tavole che misurano 50×75 cm, disposte in due sale. Nella prima si avverte il suo sguardo frammentato sugli oggetti, nella seconda sulla città. Tutte le immagini sono state ricavate da riprese con videocamera, fotografate poi in interno con fermo immagine.
Ancora una volta, anche per gli scenari, la poetica del frammento. Sembra voler mostrare la parte di un tutto inafferrabile, eppure catturato in una sua sezione. E qui il rimando non ha più matrice solo pop, ma anche neoplastica. Si pensa subito a Mondrian.
Genny Capitelli
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