Dopo l’interrogativo “eroico”, la nuova collettiva al Pan mette in scena le contraddizioni dell’essere belli oggi. Fuori, ovviamente. Un’impresa anch’essa, che costringe a confrontarsi con canoni difficilmente raggiungibili e in continuo mutamento, senza discriminazioni di sesso e di età. Lo dimostrano tristemente gli scatti di Sergej Bratkov, raffiguranti bambine in pose da modelle, piccole Miss Sunshine che aspirano ad un futuro nel mondo dello spettacolo. Dalle foto glamour al racconto drammatico, la ricerca della bellezza si fa motivo conduttore, trovando logica conclusione nelle possibilità offerte dalla tecnologia e dall’universo virtuale.
Ad occupare un posto di rilievo è il tema della costrizione: costrette appaiono infatti le donne nel video di Beth B., protagoniste di una performance che simula gli effetti dell’elettroshock, in ricordo della crudele soluzione adottata nel XIX secolo per curare l’isteria femminile. Ma costrizione è anche quella esercitata da tacchi alti e stretti bustini, evocati, questi ultimi, dalla camicia di forza realizzata con unghie finte da Daniella Dooling, da cui l’artista cerca di liberarsi nel video Whirling. Nelly Agassi invece, mette in scena il dolore fisico, in linea con le più storicizzate esperienze Body; l’autoferimento con cartavetrata si presenta come rituale purificatorio, mentre il rossetto del video Red Noose disegna un cappio insanguinato intorno al collo dell’artista. A far leva sul mondo della pubblicità intervengono gli scatti di Margi Geerlinks, che illumina i suoi cosmetici come fossero unguenti miracolosi, mentre Nicola Costantino dà vita ad una réclame vera e propria, con tanto di cartellone e spot video, per pubblicizzare il Savon de Corps realizzato con una percentuale di grasso asportatole durante la liposuzione.
Numerosi si contano i riferimenti alla chirurgia estetica, dalle ripetute operazioni di Orlan alle protesi di Beth B., emblema di quanto la ricerca di un ideale di bellezza si sposi sempre di più con il progresso della ricerca e della tecnologia. Futuristico (ma non troppo) appare dunque il video di Erwin Olaf, che vede conversare due casalinghe parigine nell’anno 2019, sfigurate dalle deformazioni imposte al volto con le protesi. Il mondo della manipolazione virtuale apre la strada alla ricerca delle forme perfette, che trova un corrispettivo nella sensuale camminata della modella creata da Kirsten Geisler e nel gioco di morphing di Micha Klein, incrocio-video delle fattezze delle undici modelle più belle di Amsterdam.
Intento dell’esposizione è però presentare anche i risvolti più tragici della corsa alla perfezione, dove bellezza diventa lentamente sinonimo di morte. È il caso delle gemelle Raeven, che mettono in mostra il loro corpo magrissimo assieme a quello di adolescenti consacrate alla danza classica, tanto eleganti quanto “trasparenti”. Ed è anche il caso delle ragazze disagiate fotografate da Laura Greenfield -vicina allo sguardo impietoso di Diane Arbus- come dei video di Joshua Neustein, che mostrano il gesto ossessivo del bere, pratica diffusa tra i malati di anoressia per soddisfare il perenne desiderio di sazietà.
Ad ironizzare sul tema ci pensa Jacob Dahlgren: una schiera di bilance colorate, disposte come fossero una scultura di Carl Andre, si presta a pesare il pubblico, salvo poi accorgersi che –per fortuna- i risultati sono tutti sbagliati. Dulcis in fundo, gli interventi delle due napoletane, all’inizio e alla fine dell’esposizione: la frusta swarovski di Rosy Rox ondeggia all’ingresso come una scultura di Calder, trasformando uno strumento di tortura in oggetto desiderabile. Anna Fusco pone invece l’accento sulle discriminazioni in ambito lavorativo, facendo riferimento al “tetto di cristallo” di un modo di dire americano. Eleganza e fragilità. Sintesi perfetta che chiude il cerchio del percorso espositivo.
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alessandra troncone
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Anche io rimpiango Lorand, le sue mostre avevano l'anima e anche il pregio di non star dietro ai fighetti di turno.
ma senz'anima, algida ed inutile è anche la recensione,direi...
brutta mostra. pretenziosa e senz'anima. algida ed inutile. un po' come il PAN.
Rimpiango Lorand Heygi
W il Madre abbasso il PAN!!!!!!
Finalmente al Pan una mostra con un senso che va oltre la mera esposizione! Una scelta anche coraggiosa, peccato che il palazzo sia poco visitato e che pochi ( anche chi vi lavora) siano in grado di cogliere il senso delle sue reali funzioni!
Pensate davvero che il problema possa ridursi solo alla scelta del direttore artistico della struttura? C'è ben altro dietro il cattivo funzionamento del pan!!!
W il MADRE?!?!? Che coraggio!!! Potrebbe anche essere un buon museo, ma è gestito malissimo...in quel posto hanno avuto il coraggio di cacciare un bimbo down durante lo svolgimento di laboratori didattici!!!Vergognoso!!! Per non parare di tante altre cose che non hanno senso ...tutti i fruitori andrebbero agevolati, mi dite come potrebbe un diversamente abile accedere alla terrazza del MADRE??? Per non parlare della pessima sistemazione dei "laboratori didattici" e del bookshop!
perchè fate tutta questa pubblicità all'Algida e nulla alla Eldorado?
Pan e Madre??? ...da rimpiangere è Lucio Amelio!!! Pan è un baraccone senza capo nè coda con mostre di livello modestissimo ( Eroi?) , Madre è l'unico museo al mondo rapinato di spazi enormi da un artista raccomandato e sponsorizzato da curatore e cupola critico politica... se non fosse bastasse a comprenderne la "poetica" è presente anche una tela del "suddetto" nella collezione... ... Questa piu' che arte contemporanea è una foto spietata della città 'e Pullicenella.. in questo è arte involontaria...
MA DA DOVE L AVETE PRESA QUESTA CURATRICE?