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fino al 27.II.2011 | Bill Viola | Napoli, Museo di Capodimonte

di - 11 Novembre 2010
Come un entomologo, Bill Viola (New York, 1951) adopera media
tecnologicamente all’avanguardia per analizzare quello strano animale che è
l’uomo, vittima delle proprie paure, tormenti e angosce. E lo fa tramite la
tecnica del ralenti, riuscendo così a
cogliere precisi aspetti del comportamento umano, come lo stupore e la
disperazione. I suoi soggetti, infatti, sono persone comuni che, come i
popolani caravaggeschi, si ritrovano d’improvviso ad affrontare eventi più
grandi di loro.

Proprio per questo, per celebrare
i 400 anni dalla nascita del Caravaggio,
Capodimonte sceglie di presentare per la prima volta a Napoli sei ipnotici
lavori dell’americano, realizzati tra il 2000 e il 2008 e di diversa durata, osservabili
in piccole e mistiche sale cinematografiche dotate di schermi ad alta
risoluzione e impianto dolby surround. Dove poter riflettere sull’incontro con lo
straordinario nella vita normale, del contatto col sacro, del rapporto con la
spiritualità, della reazione emotiva, attraverso una personale rilettura di celebri
modelli del passato.

Viola, infatti, non guarda solo
a Caravaggio, dal quale mutua l’uso dello sfondo neutro e l’atmosfera
metafisica che incombe sui personaggi, bensì anche a buona parte della storia
dell’arte europea, con particolare interesse verso il XVI secolo. Si passa così
da moderne sacre conversazioni (The
Quintet of the Astonished
, 2000), in cui colorati santi moderni vengono
trafitti dal dolore e dalla compassione, a tecnologici dittici fiamminghi (Union, 2000), in cui si concentra
l’universale smarrimento di un uomo e di una donna che tendono le braccia al
cielo, appesi come carne da macello, prima di essere pervasi dalla beatitudine.

L’opera di Viola intende dunque catturare
e testimoniare un cambiamento interiore, il superamento di una soglia
metaforica, quella della consapevolezza e della maturità. A volte tale soglia è
visibile, rappresentata da una cascata d’acqua, attraverso cui scorgiamo il
crearsi di forme umane, il loro avanzamento verso di noi, e il suo breve
superamento, che siano di un giovane di oggi (Transfiguration, 2007) o di tre spettrali figure femminili (Canova? Klimt? Cechov?), che scelgono repentinamente di ritornare da dove
sono venute (Three Women, 2008). Un
affaccio veloce e violento alla vita, prima di sparire di nuovo. Il passaggio
attraverso l’acqua funge così da espediente non soltanto narrativo ma
illusorio, donando l’impressione di sbalzamento in fuori delle figure, di un
effetto tridimensionale, di evasione dallo schermo-cornice.

Ancora la presenza dell’acqua
come elemento catartico, di passaggio da uno stato all’altro, sconvolge la routine
di alcune persone comuni annoiate, assorte nei propri pensieri, alla fermata
del tram, investite all’improvviso da potenti getti invalidanti (The Raft, 2004). È il terrore
metropolitano, quello improvviso, visto negli attentati a New York, Madrid, Londra,
che spazza via il benessere e la sicurezza, ma che fa ritrovare le persone, le
unisce.

Quelle stesse persone che Viola mette
in fila in attesa di scorgere qualcosa che li commuove, li sconcerta, li turba
(Observance, 2002). Cosa guardano? Un
morto? Un oggetto misterioso? No. Probabilmente stanno scrutando per la prima
volta se stessi riflessi in uno specchio, e finalmente realizzano come sono,
prendono coscienza di sé. Forse guardano noi che guardiamo loro. Siamo noi che
ci contempliamo. Umano, Viola, troppo umano. Come il Merisi, o giù di lì.

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videorecensione della mostra

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mostra visitata il 30 ottobre
2010


dal 30 ottobre 2010 al 27 febbraio 2011

Bill Viola – Per Capodimonte

Museo di Capodimonte – Sala Causa

Via di Miano, 2 – 80131 Napoli

Orario: da giovedì a martedì ore 8.30-19.30

Ingresso: intero € 5; ridotto € 2,50

Catalogo Electa

Info: tel. +39 0817499111; fax +39 0812294498; sspm-na@arti.beniculturali.it; www.museo-capodimonte.it

[exibart]

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