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Fino al 31.III.2018 | Teresa Cervo, Massimo Pastore, Lo Spazio Sacro | Galleria Primopiano, Napoli

di - 21 Marzo 2018
Bisogna pur mettersi in condizione di vedere l’altro, di avvicinarlo con la mente sgombera. Bisogna essere predisposti all’incontro, non avere nessun indugio particolare o ricatto della mente che spinga nella direzione opposta, verso quell’oasi dell’untouchable in cui tutti ci proponiamo di stare, con rancore, almeno una volta nella vita. È più o meno ciò che si dice a chi cerca un nuovo amore. Perché arrivi una persona si esige che lo spazio sia vuoto, una specie di frivolezza è necessaria.
Regge su questo principio di leggerezza l’intero impianto de “Lo Spazio Sacro”, in mostra presso la Galleria PrimoPiano di Napoli. Gli spazi di Via Foria, già da tempo aperti a una fruizione multipla dell’esperienza espositiva, inaugurano così la rassegna “Rencontres”, a cura di Antonio Maiorino, accogliendo due artisti napoletani la cui sensibilità converte per un attimo l’evento-mostra in qualcosa di più singolare e, senza dubbio, istruttivo.
La fascinazione che esercitano sul visitatore le opere di Teresa Cervo, assolutamente inscritta, con la sua cartapesta, nel tenore di sospensione della mostra, è palpabile. Le sue trentadue scale in ferro e carta che percorrono verticalmente la stanza come una trama irregolare, giocano con la nostra prima e più elementare capacità di emozionarci per ciò che è poetico. Le corde che smuove l’artista sono forse quelle più superficiali della nostra suscettibilità ma la sua minima poesia riesce a riversare all’istante sul visitatore qualcosa di non facoltativo che poi lo accompagna, soffocandone gli schiamazzi e procurando in lui un lieve senso di colpa. È ciò che accade, del resto, quando ci si avvicina alla sacralità, che qui svetta in lontananza come una collina, nell’ultima stanza.
La sacralità, sempre soltanto avvertita come un sonoro che comprime l’udito, induce al silenzio, inclina verso il basso il capo di chi la attraversa. È inoltre un vuoto scostante e barocco per un Occidente abituato ad associarla alle ampollose architetture ecclesiali. Il sacro scorre al proprio ritmo sonnolento. In tal senso, l’umanità che invece si percepisce nell’incontro tra i due artisti è uno scoppio di energia e un rimedio a quell’ottundimento.
Teresa Cervo, Massimo Pastore, Lo spazio sacro, vista della mostra
Massimo Pastore compare nella seconda stanza quasi con educazione, con un amore per la piccolezza del tutto nuovo e rivoluzionario per il suo lavoro. L’artista appare cresciuto, più criptico e introverso. Le sue opere, sette immagini fotografiche in forma di kakemono, dunque come rotolo di ispirazione giapponese destinato ad essere appeso, rammentano quelle storie che un tempo Pastore declamava con ardore e che adesso invece, risparmiando il fiato, lascia pendere con più forza dall’alto, in un clima di ricerca e cautela che non è ancora vera pace. Potremmo aspettarci un nuovo scoppio, un boato che tuttavia non arriva. Non qui, non adesso.
Le influenze subite da Massimo Pastore, l’evidente interesse per una religiosità non servile ma disciplinata è indispensabile per comprendere il senso delle sue immagini in cui non c’è segno umano. Si riconosce il Vesuvio che, sovrapposto al monte Fuji, palesa a tutti gli effetti il senso di una mutazione non ancora conclusa.
Se è possibile l’incontro tra gli artisti è perché la natura delle due arti individuali si è adeguata l’una all’altra prima di tutto nelle utopie che vuole esprimere. “Quasi uguali” dimostra questo tentativo. Lo sguardo è speculare verso la speranza di una quiete mobile, che entrambi vorrebbero edificare nel proprio personale spazio. E all’intimità si arriva, inevitabilmente.
Teresa Cervo porta il suo universo tutte le volte, ad ogni esposizione, lo fa senza prepotenza ma con una predilezione per certi materiali tanto spinta da assumere i tratti della fedeltà. È sacro per lei ciò che la carta esprime. E pur nell’ottima fusione, le due personalità, del tutto diverse, emergono prontamente, come sovversione all’impianto della mostra. Non a caso l’esposizione si conclude con l’elemento forse più comune e aggregante che si conosca, in cui tuttavia solo un singolo può riconoscersi, il sepolcro, che qui però è al tempo stesso un inno alla vita, l’esperienza privata che più di tutte necessita dell’altro.
Elvira Buonocore
Mostra visitata l’8 febbraio 2018
Dal 19 febbraio al 31 marzo 2018
Teresa Cervo, Massimo Pastore, Lo spazio sacro
Galleria PrimoPiano, Napoli
Via Foria 118 – 80137, Napoli
Orari: mercoledì e giovedì dalle 15.30 alle 19.30; gli altri giorni su appuntamento
Info: primopianonapoli@gmail.com

Nata a Pagani nel 1989, si forma come autrice parallelamente a una intensa esperienza di recitazione. Forte di una formazione classica, si muove poi al di fuori di un preciso percorso accademico, frequentando laboratori e stage di recitazione e scrittura teatrale. È parte della compagnia Teatro Grimaldello, per cui realizza testi e adattamenti. Collabora a progetti curatoriali.

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