Anche la cicogna bianca, tornando al suo nido, può sospirare casa dolce casa. Dopo aver sorvolato mari e nazioni può far ritorno alla sua abitazione, luogo di partenza. Che, come una vera residenza, spesso non cambia neanche con il passare delle stagioni.
Maura Banfo (Torino, 1969) parte dalla cicogna (e da Heidegger) per indagare il concetto di spazio privato, con le sue connotazioni simboliche e affettive. Lo fa con una serie di scatti discreti, rubati agli uccelli in questione durante le loro migrazioni. E lâindagine, che porta appunto il nome di Sweet home, assume cosĂŹ un carattere naturalistico, quasi scientifico, seppur impregnato di significati secondari.
Un procedimento che parte dal particolare per poi sfiorare uno dei concetti universali per eccellenza: la casa, il territorio, lo spazio che spesso si è costretti a lasciare ma al quale inevitabilmente si torna. E quindi il proprio nido, la proiezione di sÊ in qualcosa di esterno, che diventa un involucro incapace di neutralità .
Da dentro a fuori, da fuori a dentro. Brunella Longo (Cassino, 1965) rielabora, prima in analogico e poi in digitale, frammenti di realtĂ tramite la fotografia. Accosta oggetti di diversa natura e li decontestualizza, in vista di un risultato che possa riassumere unâidea. EreditĂ dadaista con piccoli accenni alle atmosfere oniriche e surreali proprie degli anni Venti e Trenta. Sono brani fotografici dalla forte vocazione pittorica, ma anche immagini che restano chiuse in loro stesse, universi sigillati in una bolla dâaria.
Altra storia rispetto alla serie dei ritratti fotografici esposti nel 2004, caratterizzati da grande realismo, ma anche da unâintensa espressivitĂ . Il processo analitico e poi sintetico che sottintende il formarsi delle opere in mostra apre la strada ad un soggettivismo che probabilmente vuol diventare relativismo, carico di enigmi nascosti.
Lo stesso titolo della serie, Imusmis (dal latino), richiama un concetto di interioritĂ che contrasta con lâuniversalitĂ , cui invece lâimmagine di casa (come concetto, e non come spazio) fa riferimento. Ă un gioco di dualismi: soggettivitĂ e privato da una parte, aspirazione alla condivisione dei significati dallâaltra. Le opere delle due artiste condividono lo spazio espositivo, meno le tematiche trattate. A ben vedere, però, si potrebbe forse trovare un filo conduttore nel dialogo tra interno ed esterno, in entrambi i casi piĂš concettuale che istintivo.
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